Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1986>   pagina <54>
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Libri e periodici
suoi aspetti più modesti, ma non per questo meno importanti. Completano il volume, oltre all'indice dei nomi, due utilissime appendici: una contenente l'elenco nominativo dei titolari dei posti chiave nel governo e nelle delegazioni provinciali venete e lombarde, l'altra le tabelle degli stipendi annui dei funzionari e degli impiegati.
Oggi che la storia dell'amministrazione, della burocrazia, del modo di governare o più generalmente di gestire il potere è sulla cresta dell'onda, quest'opera giunge opportuna. Essa ci mostra il ruolo esercitato dagli apparati, il loro funzionamento, la mentalità e il comportamento degli uomini che vi operavano. Pertanto, il discorso sulla mitica buro­crazia asburgica, nato e cresciuto sull'onda di un revival che ha assunto aspetti talvolta discutibili e quasi sempre acritici, trova finalmente in questo libro una base su cui fondare valutazioni e giudizi meno superficiali. Il Meriggi infatti non si limita a studiare l'ossatura dello Stato lombardo-veneto, ma prende in considerazione anche gli uomini che ne garan­tivano il funzionamento, sia ai livelli più alti, sia a quelli intermedi e inferiori, i modi d: reclutamento del personale e la presenza delle varie componenti sociali all'interno del­l'apparato, giungendo sino a esaminare stipendi, onori, prebende e stati giuridici.
Il Meriggi, prendendo in considerazione la genesi e il funzionamento degli apparati, ne ha colto la connessione con le tendenze generali della politica imperiale; in particolare ha cercato di appurare la natura dei rapporti che intercorrevano tra classi sociali e potere, mettendo in rilievo il formarsi di un certo malcontento in seno al patriziato che, dopo una prima utilizzazione, si vide escluso dalle carriere, e presso la borghesia che, pur in ascesa, non si ritenne ad un certo punto abbastanza gratificata.
A questo proposito ci sembra forse eccessiva l'importanza attribuita dall'autore al malcontento borghese per quanto si riferisce alla genesi del moto quarantottesco. Tale malcontento, determinato in parte anche dalia disoccupazione intellettuale, fu certamente, dove esistette, un elemento che si accompagnò negli ultimi tempi all'insofferenza verso il dominio straniero; ma si trattò di un fenomeno secondario. Esso può tutt'al più spiegare perché certi uomini o certi gruppi abbiano assunto atteggiamenti di opposizione o di aperta rivolta nei riguardi del regime, ma non può credo essere considerato una causa e nemmeno ima concausa della ribellione. Di ben altra natura e proporzione il mal­contento aristocratico, che fu tuttavia un fenomeno limitato e, tutto sommato, più lombardo che veneto.
Non so se certi schemi interpretativi che il Meriggi applica alla società lombarda, e milanese in particolare, si possano considerare validi anche per il Veneto e per Venezia. Egli usa l'aggettivo lombardo-veneto per qualificare un insieme di situazioni che ci si accorge poi appartenere prevalentemente, se non esclusivamente, all'ambiente lombardo. In effetti, se un appunto si può muovere al Meriggi, è quello di aver privilegiato, nel­l'ambito del sistema bipolare lombardo-veneto, il primo elemento, cioè la Lombardia (cosa di cui è ben conscio lo stesso autore, come risulta da ciò che egli dichiara nella Premessa). In questo modo ciò che è lombardo diviene automaticamente caratteristico dell'intero regno. Ma il Veneto della Restaurazione non si identifica con la Lombardia; fra le due regioni vi erano profonde discrepanze. Anche Vienna, nel progettare e realizzare l'ossatura dell 'amministrazione, pur nel parallelismo delle due strutture, tenne conto delle diversità esistenti fra le due società, divise da secoli di storia e da tutto un insieme di tradizioni, di usanze, di comportamenti. Certo il Meriggi non manca di sottolineare alcune differenze esistenti fra le due parti del regno, ma In questa direzione il discorso sarebbe dovuto essere più ampio e soprattutto condotto più in profondità, per quanto si riferisce al Veneto.
Ciò può dipendere dalla mancata consultazione degli archivi veneziani. L'assenza di tale supporto si avverte in modo abbastanza evidente; nonostante il titolo, Milano e la Lombardia ricevono, sul piano della ricerca, un trattamento privilegiato. Certo la consultazione dei documenti viennesi consente di studiare ampiamente le due regioni; ma chi voglia veramente capire sino in fondo il rapporto intercorrente fra amministrazione e classi sociali, che è appunto lo scopo del volume del Meriggi, non può trascurare gli archivi locali.
Il libro è pertanto sbilanciato in favore di Milano e della Lombardia, cui viene dedicata maggiore attenzione che al Veneto, con il conseguente pericolo di determinare