Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1986>   pagina <60>
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Libri e periodici
Italiano ed all'impero dei Bondi che non a caso fragorosamente tramonta appunto alla vigilia dell'avvento del fascismo, donde l'esigenza di un nuovo ruolo dello Stato, che si era fatto discretamente avvertire con le commesse giolittiane e belliche, e che sfocierà anche in questo caso nelHRI.
In secondo luogo, poi, il sessantennio in esame presenta in loco due personaggi d'eccezione, Vilfredo Pareto fino al 1890 nelle funzioni professionali d'ingegnere, ma anche in quelle direttive, speculative e politiche che gli erano non meno congeniali, e che meglio aprono la strada alla successiva evoluzione del suo pensiero, Arturo Luzzatto per i trenfanni successivi, una roccaforte elettorale dei radicali che va ad aggiungersi a quelle tradizionali dei Severi e dei Diligenti in provincia d'Arezzo, ma su prospettive abissalmente diverse, e piuttosto analoghe all'atmosfera milanese ed a certe imprenditorialità meridionali (di recente è stato riproposto in merito il ruolo significativo, ancorché complessivamente modesto, di Emilio Giampietro), affarismo, clientelismo, paternalismo, e perciò alterazione profonda dell'etica civile e politica sotto un'esteriore etichetta progressista.
Sulla base di questi grossi referenti, dunque, l'A. svolge solidamente il suo tema, anche se qua e là si sarebbe desiderata qualche sintesi semplificatrice nel vortice delle combinazioni affaristiche e soprattutto una più attenta sfumatura nella delineazione della lotta politica, gagliardamente squadrata in bianco e nero, con gli anarchici a fare da significativi protagonisti, anche nella deteriore e più che mai fallimentare versione del sindacalismo rivoluzionario, rispetto alla sostanziale marginalità socialista e ad una presenza cattolica a Montevarchi che non richiama dall'A. adeguata attenzione.
Il collegamento ferroviario tra Firenze ed Arezzo, nel 1866, è non a caso all'origine di vicende che coinvolgono ben presto anche la classe dirigente locale, all'ombra di quel­l'Emanuele Fenzi di cui dovrebbe studiarsi capillarmente la rete di prestiti e di obbligazioni con le amministrazioni periferiche, in un periodo in cui il décor borghese, dal teatro ai portici ed alle piazze alberate, imponeva le più spericolate operazioni speculative e provo­cava irreparabili indebitamenti, non ultima, com'è ben noto, e con conseguenze catastrofiche ed avvertite per parecchi decenni, la stessa Firenze.
Pareto, il cui lavoro inizia nel novembre 1873, a partire dalla primavera 1879 è decisamente ed esplicitamente l'uomo della Banca Generale, cioè di un'impostazione altrettanto caratterizzata dalla prevalenza del capitale finanziario, e magari in una prospet­tiva imprenditoriale più circoscritta e prudente, ma con imo slargamento obiettivo su piano nazionale che inserisce il Valdarno in un'atmosfera movimentata tipica del trasformismo e ben lontana dal retroterra agrario che permaneva nei toscani, e che semmai continua ad incidere attraverso il paternalismo accentuato delle strutture mutualistiche e l'assoluta marginalità di un internazionalismo pur in Toscana attivo e fiorente.
L'autoritarismo tecnico ed aziendale di Pareto ha così modo di dispiegarsi con una efficacia di cui l'A. pone con diligenza in chiaro le luci e le ombre, in un clima, a partire dalla nascita della Terni, nel 1884, di forte espansione siderurgica (quantunque nel Valdarno non si scorgano rapporti specifici con le forniture militari) nell'ambito di una crescente sostituzione del Credito Italiano, e quindi della finanza genovese, alla Banca Gene­rale, il che non implica, peraltro, un ammodernamento nella filosofia di gestione ed apre anzi la strada alla spregiudicatezza senza scrupoli, ma imprenditorialmente tutt'altro che progressiva e dinamica, di Arturo Luzzatto.
L'A., come abbiamo detto, segue con cura queste aggrovigliatissime vicende, anche se non sempre le inquadra a dovere nel contemporaneo momento politico, come, ad esempio, a metà degli anni ottanta, per la politica ferroviaria di Baccarìni e la sua polemica col ministro Cenala, o, nel successivo decennio, per l'atmosfera libertaria della resistenza a Crispi, o ancora, in età gioii ttlana, pur il definitivo irrigidimento patriottardo e filo-nazionalista di certo radicalismo, che è quello che scopre e lancia nel clan del Luzzatto un futuro sottosegretario fascista ed esponente di rilievo dello squadrismo toscano quale Dario Lupi.
Anche del Luzzatto, del resto, varrebbe la pena di seguire complessivamente, anche se questi non erano certo gli obiettivi attuali dell'A., atteggiamenti sintomatici in campo