Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
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1986
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Libri e periodici
erano stati riallacciati il 5 dicembre 1866, alla vigilia immediata, quindi, della partenza di Sella da Udine, attestano l'ostinazione con cui egli affrontò il problema di un meccanismo perfetto (tale doveva essere per lui il contatore) che non solo funzionasse impeccabilmente ma fosse anche il primo cai-dine di un moderno sistema tributario, un sistema che si diversificasse dall'amico anche in questo affidarsi ad un congegno capace di fare a meno dell'intervento dell'uomo e di sottrarsi in tal modo al margine di arbitrio che sempre vi era connesso.
Tali almeno erano le intenzioni di Sella, cui però non sempre la realtà corrispose. E comunque le illustrazioni e i disegni di suo pugno che, riferiti a discipline quali la chimica o la mineralogia, avevano fatto bella mostra di sé nel primo volume dell'Epistolario, qui compaiono quasi unicamente per chiarire problemi tecnici connessi con il funzionamento del contatore, vero incubo dei giorni e delle notti dello statista biellese, il quale tra l'altro, dopo averne fatto un aspetto qualificante d'ogni possibile programma di governo ( O macinato e simili orrori, o fallimento e simili disonori , aveva scritto il 17 marzo 1867, a proposito del tentativo di Ricasoli di mettere in piedi un ministero in cui avevano tentato inutilmente di coinvolgerlo), non potè lasciare nulla al caso quando si trattò di applicare la legge finalmente approvata il 21 maggio 1868, e cioè durante il primo governo Menabrea, da Sella sostenuto di contraggenio, senza molta convinzione, ma con la massima lealtà dopo l'adozione da parte di Cambray-Digny delle misure finanziarie ritenute le più opportune per la riduzione del disavanzo. Approvata la legge sul macinato ( Io, e piuttosto le mie idee non potevano avere un trionfo più completo , scriverà Sella al fratello il 2 aprile 1868, dopo che la Camera ebbe deciso di passare all'esame del disegno di legge), verrà anche meno ma molto gradualmente, permanendo in lui qualche remora per un distacco più brusco il legame a suo tempo stabilito in marnerà palesemente strumentale con questo Ministero troppo legato alla Corte ma tale, se non altro, da scongiurare un ritorno al potere di Rattazzi, e cioè una nuova edizione di quella politica senza princìpi e senza pudore (p. 413) che non aveva provocato che catastrofi.
Ma più che su simili aspetti della partecipazione di Sella alla vita politica di questo quadriennio vale forse la pena, presentando il secondo volume dell'Epistolario, richiamare l'attenzione del lettore su taluni elementi meno corposi ma suscettibili di acquistare maggiore consistenza nel giro di pochi mesi. Mi sembra ad esempio che sia opportuno sottolineare il rapporto con la Sinistra costituzionale che vede Sella attestato su posizioni del tutto personali rispetto ai suoi compagni di schieramento. Non è un caso che già durante il soggiorno ad Udine come Commissario Regio quindi durante la tarda estate del 1866 Sella cerchi e trovi un interlocutore, tra coloro che nelle altre città del Veneto appena liberato ricoprono una carica identica alla sua, unicamente in Zanardelli con il quale si confida sui problemi che deve affrontare e si sfoga per gli ostacoli che si frappongono alla sua azione. A portarlo sulla stessa lunghezza d'onda del democratico di Brescia è fondamentalmente l'anticlericalismo, ma probabilmente non sono da escludere altri fattori quali, per dirne alcuni, ima comune insofferenza per le consorterie troppo prudenti e il desiderio di accelerare al massimo il compimento dell'Unità nazionale superando gli intralci d'ogni genere creati a bella posta da chi di questa unità livellatrice e quasi giacobina ha tanta paura: lo mi confesso imo dei livellatori... , ammetterà pochi giorni prima del plebiscito nel Veneto (p. 168); uno di quei barbari livellatori i quali credono che in Italia si faccia una grande rivoluzione , preciserà di 11 a poco (p. 231) in una delle sue lettere-relazioni a Ricasoli al quale aveva appena rivelato, lui che si era sempre creduto malvaceo , di esser diventato giacobino (p, 206). Non importa, dunque, se a Belluno Zanardelli si è fatto una fama di amico dei rossi 2>: Sella cerca di proposito il contatto con lui, un contatto non formale, come quello stabilito per dovere d'ufficio con gli altri Commissari, ma amichevole; Zanardelli critica il ministro della Pubblica Istruzione che non fa nulla per sottrarre ai preti il monopolio dell'insegnamento (lo chiama spregiativa-
2) Gli archivi dei Regi Commissari nelle province del Veneto e di Mantova. 1866. Voi. I, Inventari, Roma, Ministero dell'Interno, 1968, p. 170, nota 2.