Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1986>   pagina <64>
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Libri e periodici
La sua conoscenza con Cialdini risale all'estate del 1861 a Napoli, come si ricava dalle lettere a De Sanctis incluse nel primo volume di questo Epistolario, e già allora si riscontra tra i due qualche disparità di giudizio. Nel 1866, come Commissario ad Udine, Sella, che è grande amico ed estimatore di La Marmerà, si trova a dover dipendere in pratica proprio da Cialdini e, quantunque auspichi un rapporto improntato a grande familiarità da alpinista, anzi da orso , scriverà lui stesso (p. 165) non sempre ottiene l'approvazione del generale. Colpisce il fatto che tra i due è quello che gode fama di maggiore impulsività, cioè Cialdini, a dover frenare gli impeti patriottici dell'altro che non sopporta di assistere passivamente alla presenza austriaca in Friuli (il cui possesso era stato precluso all'Italia dall'armistizio) e cerca perciò dì attivare forme di resistenza civile da parte delle popolazioni, provocando con ciò il risentimento e le proteste di Vienna. Un'altra imprevedibile inversione dei ruoli si ha pochi giorni dopo, allorché Sella chiede di far sparare qualche colpo di cannone per celebrare l'esito del plebiscito, e Cialdini, l'uomo accusato allora e in seguito di sperperare il denaro pubblico, gli oppone un rifiuto motivato con la necessità di non gravare sull'erario. Tre giorni dopo, quando Cialdini lascerà il comando supremo dell'Eser­cito, i due si scamberanno messaggi di saluto molto cortesi ma gelidi: le premesse per il duro scontro dell'agosto del 1870 ci sono già tutte.
Diremo, per concludere, che anche questo secondo volume dell'Epis/o/ario selliano non delude: a parte le poche indicazioni qui fornite, numerosi sono gli spunti interpretativi che la lettura di queste 600 pagine consente. Da non sottovalutare, ad esempio, è l'atteg­giamento di Sella verso le associazioni operaie cui indirizza sempre messaggi venati di paternalismo e dai. contenuti molto edificanti. La preoccupazione pedagogica è certamente in Sella tra le più sentite e le più difficili da controllare. Quando nel maggio del 1867 si reca in Sicilia invia da Palermo una bella lettera ai figli per descrivere le scene, per lui inconsuete, di una tonnara; il racconto è mosso, come si conviene ad un soggetto del genere, ma è un peccato che l'effetto complessivo sia rovinato dalla morale sull'industriosità dell'uomo che Sella ritiene di dovere appiccicare a questo suo reportage. Qui, come nel di poco successivo elogio dell'attività fìsica dei giovani, si sente già De Amicis, e si scorge qualcosa del profilo dello scrittore che darà, con quel vero e proprio codice morale laico che è il Cuore, espressione compiuta agli ideali della classe dirigente subalpina.
GIUSEPPE MONSAGRATI
PRIMO DI ATTILIO, Rivoluzione, partiti politici e Stato nazionale. Nuovi testi di Bertrando Spaventa; Milano, Giuffrè, 1983, in 8, pp. 244. S.p.
Direttore dell'Istituto di Filosofia del Diritto e Dottrina dello Stato presso l'Università statale di Chicli (Facoltà di Giurisprudenza - Teramo), l'A. raccoglie nel volume in esame, che s'impone per chiarezza di stile e ricchezza di documenti, il meglio di annose ricerche in un settore, quale quello della Dottrina dello Stato in Bertrando Spaventa, ancora poco o non sufficientemente esplorato (quando non si ripropongano i luoghi comuni sullo Stato etico ) persino dagli specialisti à la page.
Fondamentale, in tale volume, l'individuazione di Nuovi testi di Bertrando Spa­venta , sfuggiti ad altri, ma non ali'A., lutto intento, senza chiasso di sorta, a riannodare le fila di quella Dottrina dello Stato, dalle prime esperienze del Nazionale nel 1848 alla Prolusione di Modena del 25 novembre 1859, Della libertà e nazionalità de' popoli. Proprio perché non ristagna nel già veduto o nel già detto, il volume ha una sua intrinseca carica innovativa, evidente tanto nel fatto ohe viene a colmare una lacuna specifica nel campo della letteratura spavenliana, quanto in quello che serve a dissolvere incrostazioni dogma­tiche e ideologiche di ieri e di oggi.
Nessuno meglio dell'A. ha finora sceverato il travaglio giuspubblicistìco e filosofico