Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
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1986
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Libri e periodici
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di Bertrando Spaventa, a Napoli quale collaboratore del Nazionale, fondato e diretto dal fratello Silvio, e a Torino, esule poverissimo, quale collaboratore o redattore di altri giornali o periodici. Opportunamente egli ricorda la notizia di Raffaele De Cesare (Fanfulla della domenica, del 4 marzo 1883) che Bertrando scrisse articoli politici sul Nazionale [...] e raccomandava a tutti gli amici una maggiore calma. Prevedeva dove avrebbero condotto la costituzione e il reame, gli eccessi del popolo, e la mala fede del principe <p. 25). Sicché possiamo pensare che quell'atteggiamento assumo da Silvio di fronte alla monarchia costituzionale borbonica fosse pure il riflesso del pensiero e dei sentimenti liberali di Bertrando; perché se in politica, fin d'allora, andava innanzi Silvio, come in filosofia Bertrando, essi però la pensavano sempre a un modo e sentivano quasi con un solo animo (cfr. G. GENTILE, B. Spaventa, Firenze, Sansoni, 1920. pp. 20-21).
Da parte sua Benedetto Croce sotto la pressione della rivolta nobilissima contro i totalitarismi fascisti invita a distinguere tra l'eredità di Bertrando e quella di Silvio Spaventa, quasi ipotizzando due vie dell'idealismo politico italiano: quello che da B. Spaventa porta a Gentile e alla statolatria dello Stato etico ortodossamente hegeliano e quella che da S. Spaventa porta a lui stesso, Croce, e allo Stato etico-politico eterodossamente hegeliano (cfr. F. TESSITORE, LO storicismo, in Storia delle idee politiche, economiche, sociali L'età della rivoluzione industriale, voi. V, Torino, Utet, 19772, p. 116).
Ma è proprio così? Se appare consolidata la distinzione, per non dire opposizione, tra hegelismo ortodosso (Augusto Vera) ed hegelismo critico (Bertrando Spaventa), non lascia almeno perplessi il tentativo di trasporre tale distinzione all'interno della concezione etico-politica dei due fratelli, Silvio e Bertrando, distorcendola cosi, da presentare l'uno come l'opposto dell'altro?
Proprio per la necessità di rinvenire nell'etica la sola garanzia ai tralignamene dello Stato, Croce deve precisa il Tessitore accentuare il senso etico dello Stato, che anche qui in singolare accordo con una tesi antigarantistica di B. Spaventa) è la vera chiesa (ivi, p. 117), in quanto ha cura di anime e non di soli corpi..., esercita per suo conto gli uffizi della moralità e della cultura e non li delega ad altri o non ne accetta da altri il beneficio (ivi, p. 117; cfr. B. SPAVENTA, Saggi di critica filosofica, politica e religiosa, Napoli, 1867, pp. 222-224).
Altro, si badi bene, lo Stato etico; altro il senso etico dello Stato: Stato assoluto, in sé definito e definitivo, il primo; fondamento di uno Stato né assoluto né definitivo, il secondo.
Contro una inveterata tendenza a ricondurre e irrigidire la concezione politica degli Spaventa entro la prospettiva chiusa dello Stato etico sarebbe necessaria una sorta di rivoluzione copernicana, atta a presentarla nei suoi giusti termini. Dal senso etico dello Stato si prefigura, tanto in Silvio quanto in Bertrando, lo Stato eticizzante: Stato sempre nuovo perché sempre in fieri, attento e sensibile a mediare ognora, dialetticamente, i rapporti tra libertà nello Stato e libertà dallo Stato , e quindi a indirizzare ciascuno e tutti, a cominciare da se stesso, al perfezionamento umano.
Sotto il vessillo dello Stato eticizzante, Bertrando e Silvio non sono più i due fratelli artificiosamente divisi e contrapposti: sono, invece, restituiti alla loro intima unità e verità a cui ripugna ogni ipostatizzazione dello Stato etico che, per essere insieme Stato esistente e Stato ideale, genera o degenera in dispotismo. Con il metro di una saggia mediazione tra lo Stato come istituzione e il senso etico dello Stato, lo Stato eticizzante non implica alcun olocausto: né di sé, né della persona, né della comunità; come tale, è Stato che s'incardina sull'idea di libertà nell'accezione non edonistica, non politica, ma etica.
Duplice la conseguenza che ne segue: da un lato, la relazione tra azione morale e ideale liberale; dall'altro, quella non meno importante tra senso etico e senso religioso, per cui lo Stato eticizzante, se ha quello, non può non aver questo, facendosi esso stesso fautore e garante della religione della libertà (che è libertà di religione), la cui matrice è spaventiana, prima che crociana.
Chi non tenga saldo questo filo di Arianna nella lettura del pensiero politico degli