Rassegna storica del Risorgimento

CIRILLO; EUROPA ORIENTALE IDEA NAZIONALE SEC. XIX; METODIO
anno <1986>   pagina <141>
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Aldo Garosa
vita. La terza, e la più cospicua, di essere il solo lombardo intimamente legato ai moti del 1820-21 napoletano, tanto da diventare negli anni deci­sivi della cospirazione uno dei più importanti strumenti dei progetti di Guglielmo Pepe; il che è tanto più eccezionale in quanto i contatti diretti tra le due cospirazioni, la meridionale e la nordica, a differenza appunto di quel che era accaduto durante la Cisalpina e il Regno Italico erano tra loro rarissimi (al punto di far segnare dal Croce una differenza culturale essen­ziale tra i due movimenti) anche se poi in qualche impresa, come in Spagna e in Grecia, si incrociassero di nuovo tra loro. E infine, e questa forse fu la sua caratteristica essenziale di avere avuto a centro della sua attività (e anche della sua estraneità alle vicende italiane, per il tempo che durò), la società francese, e in essa essere stato intimo delle iniziative del Lafayette. Questa quadrilateralità (per parlare un linguaggio moderno), del campo di operazioni del Cobianchi ci permette, anche più forse di quel che non si sapesse o non si fosse ripensato fin qui, di cogliere le connessioni di quel moto europeo nel primo lustro del ventennio postnapoleonico. Esso, se si affermò in rivoluzione in Spagna, a Napoli e in Piemonte-Lombardia, dove fu soffocato, si estese però in realtà, tra cospirazioni, connivenze, doppi giochi diplomatici, all'intero continente europeo e fuori di esso, proseguendosi non solo nella definitiva affermazione delle rivoluzioni sudamericane (cui si congiunse la peculiare vicenda portoghese-brasiliana); non solo nella non spenta opera sotterranea in Francia che doveva culminare con la gloriosa affermazione delle giornate di luglio del 1830, ma nell'arrivo a buon fine dell'iniziata indipendenza delle repubbliche americane e nei rapporti tra l'impero brasiliano e i liberali portoghesi, neirimpresa di liberazione della Grecia, cominciata come rivoluzione col consenso di Alessandro I, terminata come posizione della questione d'oriente dal successore Nicola, e infine nel tentativo decabrista, sviluppato sotto Alessandro già riluttante e da Nicola schiacciato.
In mezzo a questa contraddittoria eppure vivissima situazione si mosse il Cobianchi nel primo periodo dopo il suo ritorno a Parigi, come braccio destro cospirativo di Guglielmo Pepe, esule in Inghilterra, e suo collega­mento con la cospirazione carbonara in Francia, diretta dal Lafayette, periodo che ci era già noto dalla letteratura sul Pepe e dal carteggio di questi raccolto dal Moscati. Tardi liberato, come accerta il Nagari, dal Fri-mont, che, solo dei prigionieri di Rieti lo condusse a Napoli, per essersi condotto très mal , cioè alteramente, cercò di entrare in contatto con la famiglia e presumibilmente coi liberali lombardi attraverso lettere affidate alla mantovana contessa Colloredo che però, al suo ritorno nel Lombardo-Veneto in maggio ebbe le sue carte sequestrate e dovette risponderne alla polizia. Quanto al passaporto, che il prudente rappresentante francese a Napoli gli aveva negato per il suo paese, egli lo ottenne dal rappresentante inglese a Napoli per Malta. Di lì, presumibilmente fra l'estate e l'autunno del 1821, torna in Francia e quindi a Parigi, dove già è stabilito in casa propria (e dove tra l'altro, nel dicembre di quell'anno, ci accoglie il Berchet), mentre incominciano a affluirvi quei resti dei federati lombardi e dei costituzionali piemontesi del '21 che non hanno già scelto di continuare in Spagna la guerra rivoluzionaria.
In questo periodo, come risulta dalle carte di polizia napoletane pub-