Rassegna storica del Risorgimento

CIRILLO; EUROPA ORIENTALE IDEA NAZIONALE SEC. XIX; METODIO
anno <1986>   pagina <143>
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Aldo Garosci
di Castelcicala (ma anche, a sua volta, il Cobianchi fu il primo a sapere che il governo di Napoli sapeva); e che quando la polizia francese volle agire contro il Cobianchi, questi si difese benissimo, all'ombra delle sue Ladies Hutchinson, Webster, Brucei entrando sotto la loro protezione in una sorta di trattativa, da pari a pari, con la polizia parigina, che infine decise di lasciarlo stare. Né ebbe campo di metterlo in pericolo quando la polizia piemontese ebbe notizia che il Cobianchi ma nessuno dei suoi parenti rimasti a Intra risultava compromesso in moti rivoluzionari stava per entrare in Piemonte. Se poi, ciò malgrado, gli riuscì di soggiornare due giorni a Genova, dove dimorava allora Luigi Napoleone (come asserì un altro delatore), non sappiamo. Sembra certo che sia entrato anche in rapporto con il Murat.
Che una simile attività non potesse mancare di suscitare sospetti, è ovvio. Già nel 1820 il Berchet, che per forza aveva dovuto assumere a Londra quell'ufficio di contabile che il Cobianchi aveva scelto come professione, scriveva all'Arconati: Mi duole, e sia detto in confidenza, che nell'abban-donare Parigi egli non vi abbia lasciato troppo onorata memoria. Quanto sarei contento che non fosse vero quel che mi viene detto di lui! . A che cosa di preciso si riferisse in verità il Berchet non sapremmo con precisione. Forse al fatto di aver profittato anche economicamente delle grazie delle sue protettrici inglesi e russe; ma se mai ciò segna la differenza tra la società ancora spregiudicata dell'età degli Hannover e di quella, ben presto soprav­venuta, della regolarità vittoriana; tanto francamente libertina la prima (lo si vede anche nelle memorie pure apologetiche di Lady Morgan sulla Francia in quello stesso periodo; e soprattutto nel clamoroso processo per divorzio che di lì a poco doveva opporre l'erede al trono alla sua disinvolta, ma popolare compagna); tanto preoccupata delle apparenze la seconda, e perciò tanto più censurabile di ipocrisia. 0 nella disinvoltura dei suoi rapporti con le signore whighs o con i servizi che esse rappresentavano, è chiaro che tutto doveva dividere i rigorosi Arconati (e il delicato loro protetto Berchet) dalla mentalità necessariamente avventurosa di Gaetano Cobianchi. Ma, si trat­tasse di danaro, di signore, di altro, quel che gli si rimproverava non era fuori degli usi del tempo. Dobbiamo tirare in ballo i tempestosi amori e i rapporti anche economici del Constant con la Stael, e il gioco, e i debiti sal­dati da Luigi Filippo? O la vita disordinata del Foscolo? Per carità, non giudichiamo col metro dei grandi.
Il quale, comunque, uscito indenne dalle sue avventure, non aveva certo diminuito l'intensità della sua collaborazione con il La Fayette, così da ren­dere ancora preziosi servizi (o che avrebbero dovuto diventare tali) fin dopo la Rivoluzione di luglio, al suo antico generale, Guglielmo Pepe. Come è ben noto infatti, dopo la caduta del governo legittimista della restaurazione, varie furono le intraprese dei fuorusciti del '21 contro la frontiera piemon­tese come contro la zona tra Lunigiana e Liguria. Fu il Cobianchi a far superare al Pepe lo sbarramento attorno al La Fayette (una specie di trion­fatore delle trois glorieuses ) e a ottenergli promessa di aiuto per una spedizione di volontari nel Napoletano, Come è noto, caduto il ministero Laffitte e succedutogli Casimir Péirier,, Luigi Filippo sconfessò queste avven­ture, bloccò le spedizioni per via di terra contro la Savoia (quella del gene­rale Regis e del Bianchi-Allemandi in primo luogo); nondimeno riuscì ancora