Rassegna storica del Risorgimento
CIRILLO; EUROPA ORIENTALE IDEA NAZIONALE SEC. XIX; METODIO
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1986
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Aldo Garosci
Nagari, senza precisar da dove tragga la notizia, dice che della banca egli era addirittura azionista . Comunque sia, data la parte che nella rivoluzione di luglio ebbero i banchieri, il Laffitte in primo luogo, ma anche il Périer, e l'influsso che egli conservò nella società parigina, non si può certo pensare che peccasse da questo lato.
Gli rimase, comunque, appiccicata la fama di un giudizio negativo pronunciato nel 1848 dal Tommaseo, per il quale tuttavia s'era adoperato anche con efficacia affinché potesse acquistare, per Venezia, un carico d'armi. E certo è, all'inizio, un giudizio efficace e esatto: milanese, galante e un po' avventuriere, mezzo liberale mezzo diplomatico . Il Tommaseo, tuttavia, di cui son noti i perfidi giudizi su ben altri che sul Cobianchi, prosegue la penetrante sintesi iniziale tirando al nero: impoverito, sposò in età matura una giovinetta inglese, la cui dote servi parecchi anni a tener casa aperta e spendere oltre il bisogno: ma la dote sfumando e l'uomo invecchiando, la giovane moglie, per queste due ragioni insieme unite, deliberò di piantarlo, e lo piantò . Fin qui è cronaca, un po' probabilmente esatta e un po' forse maligna, ma prosegue con una critica politica: Il Cobianchi si diede tutto a Carlo Alberto, e fin qui non c'è male: ma per puntellare il trono vacillante del re scriveva ne' giornali francesi cose da diffamare la Nazione . L'allusione è certamente alla polemica, che conosciamo, contro il Gioberti, e magari a una a noi ignota, coi regionalisti lombardo-veneti. L'ultimo schizzo finale ci fa però tornare al Tommaseo pieno di fiele, catoneggiante contro tutto e contro tutti. Uomo di società corrotta, e corrotto nell'intime viscere, però cieco al bene dell'umana natura, credulo del male e d'ogni abiettezza .
La verità, e qui il Nagari ci ha fatto conoscere con precisione quel che fosse l'attività del Cobianchi tra il 1847 e il 1852, fu che il nostro agì, nel periodo che intercorre fra l'alba delle riforme in Piemonte e la sconfitta della prima parte della guerra piemontese contro l'Austria, assieme come agente di Carlo Alberto per ordinare opuscoli che illustrassero la posizione piemontese, per far pubblicare sulla stampa francese (specie quella conservatrice e orleanista, il Siede e i Débats) articoli favorevoli a Carlo Alberto e al Piemonte e alla sua politica (fino a cercar di polemizzare con la mina posta da Gioberti sotto le fondamenta del ministero Alfieri) e assieme come informatore del re (tramite la sua corrispondenza col ministro al campo, il conte di Castagnetto). E di questa corrispondenza, nonché di una lettera al Giovannetti di Novara, che sembra esser stato il suo caldo introduttore nella cerchia carlalbertina, il Nagari dà larghi estratti e in qualche caso intere lettere. Ed essa assume una grande importanza non solo più come biografia di un minore , ma come indicazione dei sentimenti, certo contradditori, ma nondimeno ben diversi da quelli segnati dalla leggenda nera carlalbertina, che caratterizzarono quella convulsa prima fase del conflitto.
Incominciamo dal punto di partenza. Siamo nel dicembre 1847, prima della rivoluzione di febbraio, e il Castagnetto, su proposta del Giovannetti, pensa che sia opportuno servirsi del Cobianchi per propagandare, negli ambienti più conservatori della stampa per ciò che concerne la monarchia di luglio, le riforme che anche in Piemonte ci si appresta a concedere. In verità, il conte ci va con i piedi di piombo. Non vuole che i Débats parlino della legge comunale prima che sia pubblicata nel paese; poi approva