Rassegna storica del Risorgimento
CIRILLO; EUROPA ORIENTALE IDEA NAZIONALE SEC. XIX; METODIO
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1986
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Gaetano Cobianchi
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il Nagari, in relativa povertà e della pensione piemontese; ma visse a lungo; il 18 settembre 1862, sotto la firma di Vittorio Emanuele e Giacomo Durando, proposta del ministro degli esteri, il dottore Cobianchi ebbe la Croce di Cavaliere dell'ordine di San Maurizio e Lazzaro. Era al potere il Rattazzi, molto prono a compiacere in queste cose il re. Così che in passato s'era lasciato indirizzare con il dubbio titolo orajdi Conte, ora di Avvocato o Cavaliere (quest'ultimo titolo gli era dato dallo Stendhal) era cavaliere davvero. E quanto alle condizioni economiche noteremo che, se è vero che i suoi servizi del '47-'50 erano stati compensati con onorari , pensioni (e, infine, pensiamo, stipendi) il Nagari non ci dice su quale capitolo fosse versata la pensione: sul bilancio degli esteri, in cui prestò servizio un anno? sulla cassetta privata del re? e perché? Inoltre, il bisogno di denaro che si fece certo sentire per il Cobianchi nel 184748 era certamente legato alla sua prodigalità, ma anche all'andamento generale delle borse e degli affari a Parigi. Notiamo comunque che fino alla sua fine nel 1866 continuò ad abitare all'indirizzo della sua epoca di splendore, in Place de la Madeleine (e non erano periodi da equo canone). Viene, dopo il secondo tratto di ricca biografia che ci ha fornito il Nagari un altro lungo periodo di oscurità, certo di malferma salute; ma che nessuno ci dice siano stati anni di inerzia. Certo, nel suo appartamento, viveva solo: la denuncia di morte all'80 arrondisse-ment di Parigi fu presentata il 27 agosto 1866 dal portinaio dello stabile e dà un ignoto impiegato Bramile, che ignoravano il nome dei suoi genitori. Forse ci siamo dilungati un po' troppo su una figura dopotutto minore; ma rimaniamo persuasi una volta di più che spesso, e certo in questo caso, la microstoria o raicrobiografia può gettar luce sulla macrostoria o la macrobiografia. Perciò bisogna essere grati non solo al Nada che con tanta ostinazione ricerca questo passato subalpino, ma anche al Nagari, che ci aveva già dato la storia di un altro di questi novaresi o laghisti , il Rolandi, fattosi libraio e editore a Londra, e centro dì riferimento di molti profughi. E augurare altro buon lavoro.
Non però pei fare i saputi, o costruire sul già costruito (siamo maestri delle sopraelevazioni nei centri storici), dobbiamo fare al libro del Nagari qualche appunto. Prima di tutto, come avrà notato il lettore di questa recensione, la biografia consta dì due parti rimaste largamente distinte, e che forse una lettura più accurata del periodo di Luigi Filippo (cronache mondane?, indagini sulle amicizie per esempio sulla lista degli omaggi largamente distribuiti del libro di Alessandro Poerio, alcuni dei quali saranno stati a amicizie proprie dell'autore, ma altre forse a personaggi noti al Cobianchi? relazioni e memorie britanniche?). E può darsi che l'ultimo decennio del Cobianchi sia stato quello di un invalido, ma è poi sicuro che le relazioni con Carlo Alberto non siano continuate col figlio?).
Riconosco tuttavia che sono questi di quei desideri su cui forse è bene non insistere; non si può fare per Cobianchi il lavoro che gli stendhaliani hanno fatto per Stendhal. Resta un duplice difetto più facilmente rimediabile, e che raccomandiamo di emendare per l'avvenire. Il primo consiste nella trascrizione dei documenti, veramente molto scorretta specie in lingua straniera. È vero, lo so per esperienza che la parola apparentemente illeggibile nell'originale solo alla rilettura di un testo stampato o dattilografato rivela i suoi misteri; ma talvolta (ed è specialmente il caso della lettera del Co-