Rassegna storica del Risorgimento

GHISALBERTI ALBERTO M.; ISTITUTO DELLA ENCICLOPEDIA ITALIANA
anno <1986>   pagina <423>
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GHISA STUDENTE ED ENCICLOPEDISTA RICORDI PRIVATI
Finita la prima guerra mondiale tre ragazzi s'incontrarono nella facoltà di Lettere di Roma: Alberto M. Ghisalberti, che tutti sin d'allora chiamavano Ghisa, Bruno Migliorini e Umberto Bosco. Due lombardo-veneti e un cala­brese; tutti e tre studenti di quella Facoltà, ma con indirizzi di studio diversi tra loro; avrebbero poi praticamente percorse insieme vie parallele, e avrebbero avuti analoghi ma diversi destini. Nulla di particolare posso segnalare di quegli anni: lezioni, scherzi su professori e compagni, esami, gite; poi per due di loro concorsi per scuole secondarie: il terzo, Migliorini, puntò subito alla cattedra universitaria, fidando nelle sue doti eccezionali, e sorretto dall'intera facoltà: cattedra che poi, per ragioni che qui non è il caso di ricordare, ebbe più tardi di quel che tutti si aspettavano. Tranne che per Bruno, quelli del nostro sodalizio, furono anni di non immediati disegni, non precisate speranze. Vigeva tra loro la regola del riserbo. La propensione di uno di noi per una compagna avvicinata nella Sala di studio della Biblioteca nazionale di Roma, e che poi divenne sua moglie, fu palese agli altri due solo perché, a un certo punto, si accorsero che il terzo evitava accuratamente di parlare o solo di accennare a quella compagna. Più tardi, Bosco apprese del fidanzamento (ancora si usava questa parola) di Migliorini solo da una cartolina che questi gli scrisse per chiedergli se per un certo giorno sarebbe stato disponibile per far da testimone, a Firenze, alle sue nozze.
Direi che il riserbo e la discrezione reciproca erano la regola principe del sodalizio, e non si limitavano alle questioni sentimentali: non ricordo che ci fossero tra noi discussioni politiche accese, anche se ciascuno aveva ferme idee politiche diverse: forse temevamo, senza rendercene conto, che esse potessero turbare quel sodalizio al quale senza smancerie tenevamo soprattutto. Ma la regola della discrezione aveva anche altri aspetti. Coloro che hanno conosciuto Ghisa negli anni successivi sanno come egli parlasse volentieri, pur senza vanterie, dei suoi anni di guerra; tanto che a essi dedicò il suo ultimo libro, nel quale le sue vicende belliche, che noi sappiamo gloriose, sono presentate come ordinaria amministrazione : singolare e bellissimo libro-documento. Ebbene: negli anni universitari, almeno con noi amici più vicini, non ne parlava mai: forse, come io credo oggi, per non far pesare sui due sodali che alla guerra, per ragioni di salute uno, l'altro per l'età acerba, non avevano partecipato questa sua distinzione, pur conquistata con tanto pericolo.
Poi, come dicevo, i tre presero vie parallele ma diverse, non perdendosi mai di vista e aiutandosi l'un l'altro, sempre nel lavoro quotidiano e, per quel che ciascuno poteva, anche in quello scientifico. Non era un do ut des, ma la consapevolezza d'un destino comune, che si voleva far rimanere tale.