Rassegna storica del Risorgimento

GHISALBERTI ALBERTO M.; ISTITUTO PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO
anno <1986>   pagina <433>
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All'Istituto del Risorgimento 433
prima, da San Pietro in Vincoli poi, fino a quando, divenuto Suo rifugio il Vittoriano, non tornò ad agire in prima persona; De Vecchi era scomparso. La fine della guerra scatenò, lo sappiamo tutti, un'ondata di demagogia iconoclasta.
Furono situazioni, queste, nelle quali potei misurare sia quello che l'Istituto rappresentava per Ghisalberti, sia il fatto che nessuno osava mettere in dubbio la Sua altezza morale, né rinfacciargli la Sua collaborazione con De Vecchi. Solo per questo l'Istituto si salvò dalla tempesta politica e dagli attacchi che arrivavano anche da alcuni Comitati; questi avrebbero dovuto costituire, invece, la prova che il nostro era l'unico Istituto democratico . Erano momenti nei quali questo aggettivo era usato ad ogni pie sospinto, a proposito e a sproposito.
Superati i primi mesi, a sostenere l'opera di ricostruzione fu un grande storico, ma anche un grande italiano, Gaetano De Sanctis. Il IV fascicolo della Rassegna del 1943 fu pubblicato nel 1945 sotto la sua direzione. L'Istituto rischiò il fallimento finanziario perché De Sanctis volle che fosse inviato a tutti i soci che avevano diritto all'annata completa; esso, però, diede la sensazione tangibile della continuità dell'Istituto, sia dal punto di vista organizzativo, sia da quello scientifico. Dedicato ai soci del 1943, De Sanctis non volle che vi fosse nessuna frase per commentare quello che era avvenuto in quei due anni. La ripresa sarà sottolineata nel fascicolo unico 1944-1946.
De Sanctis era stato nominato Commissario alla Giunta centrale per gli studi storici e, quindi, agli Istituti nell'ottobre 1944. Ghisalberti non aveva atteso quel momento per riannodare il colloquio con i soci. Aveva dovuto vivere alla macchia dopo l'8 settembre e sopportare un periodo di inattività, forse runico della Sua vita. Riprendeva il lavoro con energia febbrile. Era, la prima del 30 luglio 1944, una circolare burocratica che chiedeva il pagamento della quota. Lo stile inconfondibile del segretario generale si scorge nella frase iniziale: Fedele alle gloriose tradizioni del Risorgimento il nostro Istituto intende riprendere nel rinnovato clima spirituale del Paese la propria opera e chiede per questo la collaborazione fattiva dei suoi antichi soci .
Chi può dimenticare quei mesi nei quali si esplicò tutta la capacità organizzativa del segretario generale, il quale poteva sì contare su antichi amici disposti ad aiutarlo personalmente, ma doveva far fronte come dicevo a un clima politico che non aiutava certo la rivalutazione del Risorgimento. Molti, però, furono d'accordo con De Sanctis quando invitava gli intellettuali a vivere più intensamente la nostra cultura... Nulla può giovare ad un popolo nell'ora della sofferenza e della umiliazione più che U ritorno alla propria storia; in particolare se si tratta d'una storia impa-reggiabilmente gloriosa come quella d'Italia.
Lasciate che io esprima, oggi per allora, un grazie a quei trenta autentici, coraggiosi amici che ricostruirono nel 1946 i loro Comitati: so cosa ha significato per Ghisalberti questa solidarietà. Ghisalberti che, per agevolare i Comitati provinciali, cominciò a rivendicare le origini dell'Istituto in quella Società nazionale creata a Milano nel novembre del 1906 da un gruppo di liberi studiosi, poi trasferita a Roma dove, successivamente, era divenuta l'Istituto che riassorbì anche le funzioni del Comitato nazionale governativo.
Quanto alla situazione finanziaria, essa fu affrontata riducendo drastica­mente il personale allo stretto necessario e abolendo dal bilancio lo stipendio