Rassegna storica del Risorgimento
GHISALBERTI ALBERTO M.; ISTITUTO PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO
anno
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1986
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434
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434
Emilia Morelli
di Ghìsalberti e mio, ma non sacrificando né la rivista, né la Biblioteca scientifica.
Ci si può domandare perché Ghìsalberti non abbia approfittato dell'occasione, che pur gli si offriva, di mutare la struttura dell'Istituto e ricondurlo ad un vertice senza base, volto unicamente alla ricerca e alle pubblicazioni, parificandolo, così, agli altri Istituti storici nazionali. Non sarebbe più stata la Sua creatura, non avrebbe più corrisposto al Suo desiderio di dominare la storiografia provinciale per far superare anche in periferia la fase agiografica. Non ci ha sempre detto che si dovevano accordare le vestali del mito con i pretoriani della scienza?
Modificare lo Statuto sì, questo lo riteneva necessario. Se ne cominciò subito a discutere in seno ai Comitati, secondo precise direttive: 1 - Continuità dell'opera dell'Istituto sul piano scientifico e nazionale sia quale erede della Società nazionale per la Storia del Risorgimento, sia quale continuatore del Comitato nazionale; 11 - Massima autonomia locale; 111 - Coordinamento cordiale e intelligente delle varie iniziative; IV - Apoliticità dell'Ente; V -Partecipazione dei rappresentanti della periferia alla direzione dell'Istituto e della Rassegna .
E venne il 1948! Mai centenario fu più utile come trampolino di lancio per la creazione di un nuovo Istituto. Chi è stato vicino a Ghìsalberti in quell'anno non può dimenticare il Suo continuo peregrinare in città grandi e piccole. La Sua fama come oratore era tale che tutti se lo contendevano. Il sindaco comunista di Reggio Emilia, per esempio, per evitare beghe politiche, chiamò lui e ne dichiarò le ragioni. Perché non bisogna dimenticare che Ghìsalberti era, appunto, un grandissimo oratore e questa Sua dote fu determinante per riannodare la periferia al centro, per stimolare gli incerti, per convincere i dubbiosi.
Di quell'anno rimangono, però, tre le tappe fondamentali. La prima in gennaio a Palermo ( Il 1848 in Sicilia e sue ripercussioni in Italia e all'estero ); la seconda in marzo a Milano dove si riprese la serie dei Congressi dell'Istituto (era il XXVII), anche se la sede centrale, per mancanza assoluta di fondi, aveva demandato l'organizzazione al Comitato di Milano che ne pubblicò, infatti, anche gli Atti che non fanno parte della serie della Biblioteca scientifica. Fu, però, il definitivo suggello della ricostruzione, con la presenza all'inaugurazione e sarà la prima e l'ultima volta del presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, che forse non aveva potuto dire di no al senatore Casati. In quella occasione è da notare la presenza straniera: il giovanissimo Duroselle, l'inglese Roger, l'ungherese Kardos, cinque altri francesi Labrousse, Bédarida, Boyer, Bourgin, Reinhardt, un altro ungherese Pasztor, un polacco, Koscieniski. Gli inviti non erano, però, partiti da Roma.
La svolta definitiva per Ghìsalberti e per l'Istituto è avvenuta nella terza tappa, al Congresso sulla rivoluzione francese del 1848 a Parigi. A dire il vero i più illustri storici italiani si erano ritirati con un certo timore per l'impatto che si doveva avere con il Comité international che aveva cacciato Gioacchino Volpe dal bureau. Toccò al sen. Jacini, a Valsecchi, a Ghìsalberti e alla sottoscritta rompere il ghiaccio con i francesi. Se l'uomo della strada si dimostrò subito amichevole, nella haute intellettuale le cose furono diverse. Persino un amico come Georges Bourgin non apprezzò il fatto che fossimo andati a sentire Sacha Guitry in quella commedia. Le diable boiteux, nella quale, impersonando Tallcyrand, esaltava il suo collaborazionismo.