Rassegna storica del Risorgimento
GHISALBERTI ALBERTO M.; ISTITUTO PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO
anno
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1986
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pagina
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435
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All'Istituto del Risorgimento 435
Io sono convinta che fu la simpatia che seppe ispirare Ghisalberti, unita, come ha scrìtto lui stesso, alla solidarietà di alcuni vecchi amici, ad ammorbidire i giusti risentimenti di uomini come Renouvin, Fawtier e Pouthas che entrarono negli anni seguenti a far parte della famiglia dell'Istituto accanto agli italianisti Bédarida, Bourgin, Boyer e Vidal. In quell'occasione si sciolse anche l'iniziale rigidità britannica di Sir Charles Websterl
Era quell'atmosfera che ha già rievocato Ghisalberti nei necrologi che ha scritto sulla Rassegna per la scomparsa di alcuni di questi autentici amici. Io, però, devo aggiungere che non dimenticherò mai la gioia del prof. Ghisalberti quando, di ritorno dalla seduta del Comité, mi annunciò che aveva persino ottenuto che la lingua italiana fosse riammessa nei congressi internazionali. Ed allora, in fretta e furia, tutti a riscrivere le nostre comunicazioni preparate in francese; tutti, ma non il sen. Jacini, che forse voleva dimostrare che conosceva molto bene, ed era vero, la lingua di Racine.
Fu una svolta determinante anche per l'Istituto. Ghisalberti aveva sempre operato sotto la copertura di De Vecchi prima, di De Sanctis ora, ma la sua posizione scientifica sì era ormai affermata e si sentiva di parlare in prima persona.
Devo dire che non aveva mai apprezzato molto quel continuo ripetere da parte di alcuni colleghi, riecheggianti più autorevoli prese di posizione, che bisognava calare il Risorgimento nell'Europa; era convinto che gli storici migliori l'avessero già fatto da tempo, dalla Monarchia di Luglio di Silva alla pubblicazione dei documenti diplomatici voluta da Volpe, per citare solo gli esempi più clamorosi. Fu a Parigi, però, che gettò le basi di una nuova strategia dell'Istituto, quella che lo porterà, quale presidente, a costituire persino gruppi di studio all'estero.
Non solo volle che fossero istituiti il maggior numero di cambi possibili della nostra Rassegna con riviste estere, ma, a poco a poco, fece in modo che in ogni fascicolo ci fosse un articolo di autore non italiano , come usava dire, abolendo il termine straniero .
Punctum dolens, il Museo. Con un atto di coraggio Ghisalberti propose che la Mostra per il centenario della Repubblica romana fosse accolta nelle sale dell'ala Brasini del Monumento a Vittorio Emanuele. I soldi erano pochi, l'entusiasmo tanto, quello che Ghisalberti sapeva infondere negli operai del Genio Civile e nei Suoi allievi, improvvisati arredatori con puntine, colla e cartellini scritti a macchina con molta approssimazione. Eppure il catalogo è 11 a testimoniare quanto di nuovo si seppe dire con mezzi tanto esigui. Perché questa è un'altra verità. Ghisalberti ci ha insegnato che la volontà può sopperire ai capitali, che l'entusiasmo può sostituire i costosi esperti, che in pochi si può lavorare meglio che in tanti. Era l'atmosfera familiare, affettuosa, comprensiva, ma assieme severa per il Suo profondo senso del dovere, che Ghisalberti ha saputo sempre infondere in chi si accostava a lui.
Io sto parlando un'altra volta come se il responsabile dell'Istituto fosse stato già Lui. Lo divenne, invece, ufficialmente solo nel 1952, quando, prendendo atto della nomina, scriveva a Gaetano De Sanctis: Da quasi otto anni lavoravo agli ordini di chi conoscevo non solo maestro di dottrina, ma di vita; da quasi otto anni assistevo al quotidiano miracolo della ripresa e della trasformazione di Istituti che sembravano condannati dall'incomprensione e dall'ignoranza dei più, dall'affannato prepotere di altre più sedu-