Rassegna storica del Risorgimento
GHISALBERTI ALBERTO M.; ISTITUTO PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO
anno
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1986
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pagina
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441
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All'Istituto del Risorgimento 441
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inaugurazione, volle che l'accompagnassi al Museo. Comprò il biglietto di ingresso e si mescolò ai primi visitatori, si mise a parlare con chi incontrava, a spiegare, a indicare le cose più preziose che finalmente erano uscite dalle casse. Ma fu soddisfazione di breve durata. Aveva assunto come custodi carabinieri in pensione che prestavano servizio tre giorni la settimana per un compenso che rientrava nelle possibilità dell'Istituto. Quando potè toccare con mano il successo del Museo per il numero sempre crescente dei visitatori, una disposizione governativa che imponeva ai datori del secondo lavoro ai pensionati di pagare loro la contingenza, fece crollare la fatica di tanti anni. Fu un colpo notevole per Lui e per tutti noi. Si cercò di ripararvi con mostre temporanee, ma non era la stessa cosa... Proprio nell'ultimo anno della Sua presidenza rivide animate le sale per la mostra garibaldina, ma anche la definitiva chiusura, a centenario concluso, quando il Ministero, con una tempestività di intervento che sarebbe sempre auspicabile, ma che si esercita solo su chi non può opporre se non la buona volontà, ci tolse i custodi che aveva comandato.
Questo fu il solo settore nel quale Ghisalberti non riuscì a realizzare il Suo programma.
Ed ora? È vero che ci eravamo abituati a poco a poco al distacco, è vero che dalla primavera del 1983 non era più salito in cima al Vittoriano, ma lo sentivamo sempre vicino. La speranza di vederlo comparire senza preavviso ci sorreggeva. È una famiglia, la nostra, che ha perso il padre. L'amicizia, l'affetto che ci lega e soprattutto l'attaccamento di tutti (membri del Consiglio, della Consulta e impiegati) alla Sua creatura non è incrinato. La nostra speranza è che quell'interrogativo: Come si fa a dare un dispiacere a Ghisalberti? non trovi una risposta negativa ora che Lui .non c'è più; che noi riusciamo, cioè, a continuare la Sua opera e, perché no?, ad aprire il Museo. Sappiamo che questo era il Suo desiderio più grande.
EMILIA MORELLI