Rassegna storica del Risorgimento
GHISALBERTI ALBERTO M.; ISTITUTO PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO
anno
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1986
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pagina
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445
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Ricostruzione dell'Istituto e congressi 445
nalmeiite stabilito per i fini della cultura, e di modificarne nei particolari, ad opera delle ricorrenti consulte , le decisioni riguardanti i temi di comune interesse, gli organi statutari, il ritmo di successione dei congressi, le sedi loro assegnate, ecc.
Così l'Istituto ghisalbertiano non fu una indistinta società degli storici (come altre che pure parteciparono alla vita internazionale degli studi) ma un organismo con la sua continuità di vita, adatto a recepire e trasformare, in un continuo, organico confronto, la materia offerta dagli interessi che via via i vari centri del paese mostravano per la storia risorgimentale, le loro influenze, i loro contributi, la capacità che storici di varia estrazione avevano di reagire alle mode, mettendoli in dibattito e possesso di tutti. E anche (ma allora il pericolo pareva meno imminente) che localmente le singole sezioni dell'Istituto mandassero avanti i loro lavori in modo che delle informazioni acquisite poi si giovasse il centro. Né poteva, un simile Organismo, acquietarsi alla moda (che pure era stata lanciata dallo stesso editore già di Croce, il Laterza) delle negazioni tumultuarie, in blocco della vitalità del moto onde era nata l'Italia una, come quella dell'allievo del Trevelyan, Denis Mack Smith, il quale aveva l'aria di vendicarsi sul Risorgimento per non aver questo mantenuto, nei confronti dell'Inghilterra, dall'avvento di Mussolini in poi, quelle promesse implicite di collaborazione che i legami tra i due paesi parevano aver promesso al momento dell'unità.
Non era, quella, questione di scuole; a un certo momento l'Istituto seppe benissimo utilizzare la competenza di un materialista storico , come il Della Peruta, e dei suoi contributi originali, per esempio, alla storia del mazzinianesimo; né però accettò che una visione, come quella del Romeo, della storia siciliana venisse fatta passare per una riedizione del materialismo storico stesso (mentre essa era, se mai, l'estremo prodotto, raffinato dalla frequentazione dello Chabod e del Croce, della scuola etico-giuridica ).
E in quel libro eran posti in modo nuovo i fondamenti di quella discussione con il Gerschenkron che poi si svolse soprattutto sulla Rivista storica italiana diretta da Franco Venturi, ma di cui si tornò costantemente a parlare in seno ai congressi dell'Istituto con il concorso, tra l'altro, sempre prezioso, di modernisti come Luciano Cafagna. Partecipai quindi a tutti, o quasi tutti, con una certa costanza, e talvolta con il piacere di incontrarmi in modo non ozioso con i pareri di Ghisalberti, dando a lud (così più suggestivo di me nell'oratoria, così capace di muovere e commuovere) il servizio, che non gli dispiaceva, di una spalla .
Ma il primo di quei congressi, cui mi dispiacque di non esser presente, fu quello di Trento dove, sotto la sua presidenza, prese la parola Luigi Salvatorelli. Il Salvatorelli, che era per antica convinzione, cui aveva sempre tenuto fede, un neutralista , e che non era uomo da attenuare le asperità dei contrasti, ripresentò in tutta la sua forza polemica l'antica sua tesi, secondo la quale, violata palesemente la costituzione per la convergenza degli impegni militari assunti segretamente dal sovrano, coperto dal presidente del consiglio, delie pressioni alleate, dei tumulti di piazza contro la maggioranza parlamentare, l'Italia era stata condotta a una guerra che doveva dissanguarla; e indicava in quel che chiamava il radiosomaggismo il precedente vero della dittatura che poi così a lungo avrebbe dominato il paese. Si può, naturalmente, essere o no d'accordo con questa tesi, che in ogni caso aveva il difetto di correggere idealmente la storia che c'è stata