Rassegna storica del Risorgimento

GHISALBERTI ALBERTO M.; ISTITUTO PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO
anno <1986>   pagina <448>
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Aldo Garosci
cui gentilmente invitava i suoi collaboratori, al suo giovanile appetito). Ma si logorava, e invano familiari e amici lo pregavano di rendersene conto, e di scaricarsi delle più gravose responsabilità della presidenza. Non sono ancora morto , diceva, ed era un sentimento bellissimo, l'espressione di una volontà che non si piegava. Ma probabilmente le esitazioni dovute a quel sentimento durarono troppo. Non sopravvisse a lungo al suo forzato abban­dono come l'uomo valido che era.
Lasciava amici, discepoli, una scuola che, nutrita del suo insegnamento, occupava più di una cattedra. E non credo si possa fare menzione di una sola tra le opere di lui, che non abbia trovata un'eco, né commentatori competenti. Rinnovati gli studi mazziniani e quelli garibaldini, fatta ricca la cronaca cittadina di Roma e quella della grande destra: lui, che non si occupò mai di mode, come oggi si usa, né segui mai le mode, non fu invece sordo a alcuno stimolo che gli venisse dal vivo degli studi: fosse dall'opera di Franco Venturi sull' Italia fuori d'Italia che pure era parte dell'ingom­brante massa cosiddetta enciclopedica einaudiana; fossero i nuovi risultati degli studi della Luiss, i bocconiani romani; fosse il ripensamento delle influenze mazziniane sulla rivoluzione europea. E tale resterà nella nostra memoria; certo di noi individui, ma soprattutto dei nostri studi.
ALDO GAROSCI