Rassegna storica del Risorgimento
GHISALBERTI ALBERTO M.; GUERRA MONDIALE 1914-1918; STORIOGRAFIA
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1986
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Vittorio E. Giuntella
altrimenti saldi e forti. La conclusione è amara e potrebbe sembrare con-tradittoria di altre affermazioni, che pervadono le sue lettere e il volume degli scritti dei caduti, se non si pensa che egli scrive nel momento della resistenza sul Piave e lo storico, prima ancora del combattente, reagisce alla tentazione di rifugiarsi nelle glorie del passato , per sfuggire all'impegno nel presente, in un momento, cioè, in cui le sorti del Paese sembrano compromesse: Non ho mai sentita così remota da me l'epoca del nostro Risorgimento, come adesso. Ben altra è la fisionomia storica dell'età nostra.2
Un giovanissimo combattente, né storico, né uomo di lettere, affrontato alla durissima realtà del settore di Oslavia ( Abbiamo dinanzi un muraglione liscio che non dà presa: per salirvi, bisogna ammucchiarvi sotto dei cadaveri [...] siamo in una valle infernale) ripete il giudizio dell'Omodeo: in Italia bisogna che non si illudano, bisogna che spengano le loro fiamme garibaldine nell'acqua lenta monotona della tenacia, della pazienza, della costanza.29) Spegnere i fiammeggianti entusiasmi garibaldini nella quotidianità del dovere , sembra, in un giovane appena ventenne, di fronte ad una spaventosa realtà che chiama disperatamente a raccolta tutti gli istinti di vita,30) un richiamo, forse inconsapevole, ad un altro protagonista del Risorgimento, Mazzini.31) L'Omodeo ritiene di poter cogliere molto spesso accenni mazziniani nelle lettere dei caduti e commenta: Era questo il retaggio del Mazzini propugnatore dell'alleanza dei popoli, di Garibaldi soldato d'ogni patria che s'affermasse, di quella collaborazione di simpatia con cui i più nobili spiriti europei avevano accompagnato il Risorgimento: ed in parte era anche conseguenza d'un aspetto cattolico, nel miglior senso della parola, universale del popolo italiano, repugnante a cupi fanatismi nazionali . E a commento di una affermazione di Carlo Stuparich, nella quale rileva il distacco dalla moda vociana e il ritorno al Mazzini migliore , annota: È notevole come alle profonde radici della vita morale di tanti dei nostri combattenti si ritrovi sempre il Mazzini . In realtà, per quanto l'Omodeo insista molto su questo ritorno a Mazzini, diretti echi mazziniani si trovano raramente nelle lettere dei caduti da lui raccolte, specie se si confrontano a quelli garibaldini. Alessandro Galante Garrone, nella citata introduzione all'Omodeo, ricorda Gian Paolo Berrini e Ugo Vassalini, che
2) A. OMODEO, Lettere, cit., p. 178. La lettera è dell'I 1 marzo 1918.
29) Accecato e fatto prigioniero < Piombavo in un sonno popolato di sogni orrendi ) e- restituito dagli austriaci come grande invalido, in tempi, nei quali si rispettavano le convenzioni internazionali, si spegnerà due anni dopo la fine della guerra. Su di lui A* OMODEO, Momenti, cit., pp. 186 e 232-240.
3Q) A. OMODEO, Momenti, cit., p. 186.
31) Non si dimentichi che in quégli anni circolavano nelle scuole elementari (anche in quelle cattoliche e ne ho ricordi personali) dei testi di una materia, che oggi chiameremmo "educazione civica", chiaramente Ispirati alla concezione mazziniana del dovere, quando non erano un'antologia dei Doveri dell'uomo.
3*) A. OMODEO, Momenti, cit., p. 62.
) Ivi, pp. 142-143.