Rassegna storica del Risorgimento

GHISALBERTI ALBERTO M.; GUERRA MONDIALE 1914-1918; STORIOGRAFIA
anno <1986>   pagina <460>
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Vittorio E. Giuntella
quale sul medesimo suolo vengono per così dire a proiettarsi due opposti patriottismi.* Per cui il mito di un'italianità monolitica protesa per tutto l'arco del tempo sempre e solo verso un unico fine, e collocata sempre in contrapposizione manichea era storicamente infondato. M> Scipio Slataper, ricorda l'Omodeo, non voleva che si desse a credere all'Italia che dall'Isonzo al capo Planka tutto fosse italiano sull'altra riva, mentre esisteva un problema slavo delle terre irredente . 55> Chi trattò a Londra nell'aprile del 1915 non poteva ignorare questa situazione, ma ne prescindette e, dice giustamente Vittorio de Caprariis, pensare alla dissoluzione dell'Austria nel 1915 prevedendo che le nazionalità slave si sarebbero raggruppate intorno all'Italia era [...] una chimera . ) Oltre che una chimera era un grave errore di prospettiva storica. Lo afferma recisamente Piero Pieri: a mio avviso fu un errore entrare in guerra da parte italiana, senza accordi preventivi con gli Slavi, agitando la bandiera dell'indipendenza dei popoli, così che l'intervento sulle prime valse a galvanizzare i popoli contro il nemico ereditario . 57) Invece, a suo parere, all'Italia si sarebbe aperto un vasto campo d'espansione economica e spirituale, qualora avesse saputo rinunziare a qualche lembo di terre allogene, nella regione danubiana e in quella balcanica. La magnifica occasione non fu saputa afferrare, e la vittoria rimase veramente in tal senso mutilata; e tristi giorni dovevano prepararsi per la Patria nostra . s Altre soluzioni della questione adriatica vennero, invece, avanzate e prevalsero, in luogo delle rivendicazioni tradizionali dell'irreden­tismo , quella geografica e, soprattutto strategica delle displuviali alpine (come per la Venezia Tridentina), intese come confini naturali , e quella economica , unità, cioè, e convergenza verso i centri storici dello sviluppo economico dei territori circostanti.59) Per i nazionalisti triestini il
53) c. SCHIFFRER, L'attesa di Trieste, in Atti del XLIV Congresso, cit., p. 21. Inoltre, dice lo Schiffrer, nel secolo XIX per l'ascesa sociale del mondo slavo e per la politica dell'Austria l'antitesi etnica tra città e villaggi stava rapidamente mutando; cosicché il censimento del 1910 aveva paradossalmente rivelato che la città più popolata di sloveni non era Lubiana, ma Trieste (ivi, p. 30).
5*) Ivi, p, 22. Carlo Schiffrer parla anche di un secondo filone irredentista, che riconosce la sua matrice storica nel progressismo risorgimentale e qualche volta (è il caso della Società operaia triestina ) ha al suo vertice chi alle imprese del Risorgimento aveva direttamente partecipato. Ma segnala anche una corrente, che definisce austro-marxismo e che, egli dice, comportò molte ragioni di turbamento, sostenendo la tesi di un NationaUtdtenstaat (cioè uno stato austriaco come "libera federazione di popoli"), base e punto di partenza dell'internazionalismo operaio (ivi, pp. 23-25).
55) A. OMODEO, Momenti cit., p. 154.
56) v. DB CAPRARIIS, Partiti politici ed opinione pubblica durante la grande guerra, cit. pp. 173-174.
5?) Intervento di Piero Pieri in Atti del XLIV Congresso, cit., p. 256.
58) lvlt p. 167.
59) Q. SCHIPPRRR, op. cit,t pp, 38-39. Secondo lo Schiffrer la generalità dei triestini era, viceversa, polarizzata verso le rivendicazioni tradizionali dell'irredentismo più che verso il programma estremo imperialista (ivi, p. 40). Peraltro egli cita anche uno scritto di Angelo Vivente {Irredentismo adriatico) del 1912, nel quale si sosteneva che, di fronte ai