Rassegna storica del Risorgimento

GHISALBERTI ALBERTO M.; GUERRA MONDIALE 1914-1918; STORIOGRAFIA
anno <1986>   pagina <463>
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L'ultima guerra del Risorgimento 463
avevano resistito anche di fronte alla realtà tragica della guerra. È l'ultimo frutto di un fascino dannunziano, che faceva dire al Maestro: sul ritmo degli endecasillabi della Nave liberavamo quelle terre . 69> e che si traduceva in patriottismo e, se mai nel bel gesto , come quello di rischiare di volare su Vienna per gettarvi manifestini tricolori. L'oscuro culto della guerra per la guerra ebbe rari fedeli e, per lo più, tra i non combattenti. Il Maestro, che si accusa di darmunzite , 7) confessa di non aver letto libri di guerra.71) Di Renato Serra ricorda un volume scritto nel marzo del '15, tre mesi prima della morte, e le parole che vi lesse: Oggi è il tempo del­l'angoscia e della speranza. E questa è tutta la speranza che mi bisognava , e commenta: L'esame di coscienza di un letterato è, in fondo, l'esame di coscienza di una generazione, la quale non era stata creata per fare una guerra. La guerra è un terribile orrore; altri dirà che non soltanto è un orrore, ma un errore. Si viene educati non per fare la guerra, ma per amare, per gioire, per creare, per costruire, anche se poi si finisce nella guerra72) e ricorda i disastri della guerra, alla quale non volle sottrarsi: Abbiamo lasciato nelle trincee di tutti i fronti due terzi di quella gioventù universi­taria e, poco oltre, aggiunge: cadaveri abbandonati all'orrore senza pie­tà.73) Gualtiero Castellini prova l'orrore di quello spazio vuoto tra le due trincee, che è rimasto nel ricordo come un incubo di quanti in trincea ci sono stati; un orrore ancor più insopportabile, quando la guerra taceva: Per me la guerra oggi è qui, in quel terribile spazio che è la sosta fra noi e loro .74) Forse anche per questo silenzio e il suo mistero, il Maestro amava ripetere che aveva sempre detestato la fucilata isolata del cecchino, che lo squarciava alla ricerca della sua vittima.75) Appartengo a una gene­razione , diceva, che non aveva voluto la lotta per la smania di conquista o d'avventura, ma l'aveva accettata come un impegno morale per il compi­mento dell'unità nazionale nello spirito del Risorgimento, ma anche per raffermazione di un diritto diverso tra gli uomini, per la speranza generosa di combattere l'ultima guerra e citava dall'Omodeo la lettera scritta da un giovanissimo sottotenente, Manfredi di Trabia, Stamattina sono stato in un piccolo cimitero nel quale sono seppelliti morti italiani e austriaci . La
W> A. M. GHISALBERTI, Vecchi libri, vecchi amici, cit., p. 454. AI suo fascino , dice ancora il Maestro, non aveva potuto sottrarsi quel giovane capitano mitragliere che sapeva a memoria centinaia e centinaia di versi del poeta e anche durante la guerra aveva cercato di assicurarsi opere sue. (Ivi, p. 452).
70) A. M. GHISALBERTI, Ricordi, cit., p. 148.
71) In guerra libri di guerra non ne ho letti . (Ivi, p. 447).
72) A. M. GHISALBERTI, in Atti del XLì Congresso, cit., p. 14.
73) Ivi, p. 15.
74) La lettera è del 12 luglio 1915. (A, OMODEO, Momenti, cit., p. 168).
75) Non ostante la mia danmmzitc, confesso di essere entrato in guerra e di averla combattuta onestamente e con piena coscienza di quello che facevo, ma senza odio per l'avversario . Il corsivo è dell'Autore. Al congresso di Trento ricordò l'avversario di allora l'ungherese Koltay Kastner e le probabili fucilate scambiate dall'una all'altra trincea: Fu fortuna grande per le nostre cattive qualità di tiratori impedissero a lui di Far fuori me, a me di far fuori lui . (Atti del XLI Congresso, cit., pp. 18-19).