Rassegna storica del Risorgimento

GHISALBERTI ALBERTO M.; GUERRA MONDIALE 1914-1918; STORIOGRAFIA
anno <1986>   pagina <465>
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L'ultima guerra del Risorgimento 465
il dominio degli eventi suscitati . <"> Nei Congressi dell'Istituto per la storia del Risorgimento tenutisi a Trento e a Trieste sulla prima guerra mondiale e sulla sua conclusione, era inevitabile che questi interrogativi fossero posti. Si trattava di discutere se e come la memoria dell'evento corrispondesse, o Tosse contradetta, dalla analisi storica. Un'apposita relazione non era prevista nei lavori dei due congressi, ma nelle relazioni e negli interventi il problema affiorò spesso, perché non era eludibile.
Le domande fondamentali se le pone Brunello Vigezzi intervenendo sulle relazioni di Wandruszka e Salvatorelli a Trento: Che valore ha [...] che valore conserva o può conservare la tradizione risorgimentale antiasbur-gica dopo il 1870? Dopo che Bismark dà la sua impronta alla politica interna­zionale europea; dopo che gli Stati nazionali assumono una fisionomia ben diversa da quella auspicata da molti per l'innanzi, dopo che il richiamo al principio di nazionalità spesso si confonde con la tendenza prevalente del nazionalismo. È un problema che rimane aperto . È vero, egli dice, che una larga parte dei combattenti ha indubbiamente vissuto e sentito la guerra del '15-'18 come "l'ultima guerra del Risorgimento", ha combattuto per questo, ha sinceramente auspicato il trionfo del principio di nazionalità, ha voluto evitare che l'Europa delle libere nazioni cadesse sotto il predominio tedesco , ma gli storici si pongono interrogativi più puntuali: In che rap­porto stanno i gruppi dirigenti (il governo, i partiti, i giornali) con il paese? L'ideologia interventista, tutta permeata di nazionalismo, sino a che punto rispecchia l'atteggiamento del Paese? Fino a che punto anzi rispecchia l'atteg­giamento di quanti hanno accettato la guerra contro gli imperi centrali, in nome degli ideali risorgimentali ? [...] Come mai molti dei combattenti del '15-18 hanno tenuto fede alle idealità risorgimentali? . >
La discussione si riaccende sulla relazione di Vittorio de Caprariis (che ha per tema: Partiti politici ed opinione pubblica durante la Grande Guerra ) anche su un punto particolare, se, cioè, Salandra e il suo governo, richiamandosi alle idealità del Risorgimento riprendessero un camrnmo inter­rotto dal metodo politico di Giolitti, come sosteneva il relatore: E qui si deve dire che vengono in primo luogo in considerazione le idealità risorgi­mentali che si prolungano in questi uomini e che agivano in loro con forza maggiore di quanto il lungo distacco dagli anni della cueillaison des rèves potesse fare immaginare, proprio perché si trovavano per la prima volta in presenza di un'Austria risolutamente aggressiva e disposta a tutto pur di rag­giungere i suoi fini [...] "Noi dirà poi Salandra eravamo quasi esclusiva­mente padroneggiati dal nostro più alto obiettivo: compier l'impresa del Ri­sorgimento redimendo le terre soggette ancora allo straniero e assidendo la potenza dello Stato italiano". E questo rinverdirsi di passioni risorgimentali, che s'atteggiava a dovere storico del ceto dirigente liberale, si alimentava degli amari ricordi del '66 e del 70, dell'ironia che gli stranieri avevano esercitato sulla facilità del compimento unitario italiano, del dubbio che gli italiani più pensosi avevano intrattenuto essi stessi che in quella facilità si
8i) A. GALANTE GARRONE, Introduzione a A. OMODEO, cit., p. XLV. 82) Atti del XLl Congresso, cit., pp. 328 e 60-61.