Rassegna storica del Risorgimento

GHISALBERTI ALBERTO M.; GUERRA MONDIALE 1914-1918; STORIOGRAFIA
anno <1986>   pagina <466>
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Vittorio E. Giumella
fosse formato uno Stato ma non una nazione e che questa fosse ancora da fare **> Ma, si chiede Alberto Monticone, questa aspirazione a riprendere la tradizione del Risorgimento corrisponde ad una realtà o non travisa, invece, una più sicura realtà: che, cioè, Giolitti fosse il vero continuatore, nei metodi buoni e meno buoni e nelle idealità, del liberalismo cavouriano? La destra sorminiana e salandrina è davvero o si definisce soltanto conti-nuatrice del Cavour? [...] Bisogna dire forse ecco la domanda che Giolitti era l'erede della più autentica tradizione cavouriana e che però egli non seppe o non ebbe la possibilità di risuscitare lo spirito risorgimentale ancora vivo nel paese, cosa che invece riuscì a realizzare per circostanze particolari Salandra? .**>
Aldo Garosci riprende questo argomento nel Congresso di Trieste: una discendenza risorgimentale , egli dice, non può essere negata neanche ai nazionalisti, che pure rifiutavano il Risorgimento, la tradizione liberale e predi­ligevano l'autoritarismo statale e gli Stati che lo avevano attuato, ma tutta la realtà italiana, dai miti alle istituzioni statali, era un'eredità del Risorgi­mento e la ideologia nazionale, di quella parte dell'Italia che aveva piena vita politica e potere era quella del Risorgimento , per cui il carattere risor­gimentale non avrebbe potuto essere né generale, né distintivo. Però: La guerra mondiale vista come quarta guerra d'indipendenza, Trento e Trieste come compimento di Venezia e Roma furono immagini fiorite spon­tanee nell'animo di gran parte delle classi "colte".85) Già l'Omodeo, che aveva detto essere in sede storica certamente erroneo considerare la recente guerra come l'ultima del Risorgimento ,tó) riconosceva, però, che essa fu combattuta dai figli del Risorgimento. Tremenda e sanguinosa, non fu, per chi la visse, esclusivamente, un museo degli orrori, proprio per questa luce ideale, per questa fede nativa, sincera, così diversa dalla maledetta retorica giornalistica che la falsò e la contaminò. Chi ravvicini i documenti della guerra vissuta italiana con quegli analoghi tedeschi trova la differenza che passa fra un quadro del Carpaccio o di Leonardo e un quadro di Lucas Cranach: proprio per questa luce d'ideale . *0 Franco Valsecchi, al Congresso
3) v. DE CAPRARIIS, Partiti ed opinione pubblica durante la grande guerra, cit., pp. 110-111.
34) Ivi, pp. 168-169. A questa domanda molto puntuale Vittorio de Caprariis risponde allargando il problema: Chi è il vero continuatore di Cavour: Giolitti o la destra salan­drina? io rispondo: entrambi , e sostenendo che non vi è nella cosidetta destra liberale un nocciolo reazionario e quindi negatore della grande tradizione cavouriana e della "destra storica" . (Ivi, p. 174).
85) A. GAROSCI, op. cit., pp. 136-137.
86) A. OMODEO, Momenti, cit., p. 258. Anche Luigi Salvatorelli dice che la definizione non deve essere presa in senso letterale, cioè nel senso che quella sia stata soltanto l'ultima guerra del Risorgimento, ma aggiunge non c'è dubbio che il fattore irredentismo ha avuto fondamentale importanza nella decisione dell'Italia di entrare in guerra e fu il sostegno morale di quella durissima prova (Atti del XLl Congresso, cit., p. 9; la sotto­lineatura è mia).
87} A. OMODEO, Momenti, cit., pp. 258-259. Alberto Monticone ricorda nel suo Inter­vento sulla relazione de Caprariis una frase del Diario di Vincenzo Riccio, alla data del