Rassegna storica del Risorgimento

GHISALBERTI ALBERTO M.; GUERRA MONDIALE 1914-1918; STORIOGRAFIA
anno <1986>   pagina <468>
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Vittorio E. Giumella
torio de Caprariis, lo stesso Amendola si richiamava, era fatto di senti­mento dei valori nazionali,93) ma anche di una maggiore sensibilità alla crescita della società italiana, anche nel suo interno e non solo sul piano internazionale. Il contatto della borghesia alle armi, specie di quella citta­dina, con il mondo contadino e operaio fu salutare perché fu la rivelazione di una dimensione della società italiana conosciuta per l'innanzi molto superficialmente e che; d'altra parte, appare anche come un problema di unità, non meno importante di quello nazionale, il problema dell'unità degli italiani,94) È un'osservazione, che si ritrova spesso nelle memorie e nelle lettere dei combattenti. Adolfo Omodeo dice che è necessario studiare la umile Italia delle trincee, convinto, come egli è, che il contatto tra ufficiali e soldati era stato utile soprattutto agli ufficiali, per quel quid di realistico che da il corpo alle più ideali imprese .95)
Anche il ritrovato contatto con l'umile Italia è, dunque, vissuto come completamento del Risorgimento. Se in sede storiografica, come si è visto, il problema della continuità impone riserve ed è risolto piuttosto nell'apertura verso una nuova età, non vi è dubbio che la grande guerra fu affrontata da una parte considerevole dei combattenti come l'ultima grande impresa nazionale, in un ridestato spirito risorgimentale. Anche noi siamo un poco soldati di Garibaldi, dice Alberto M. Ghisalberti, a chiusura del Congresso di Trento, ci sentiamo in fondo, a cinquant'anni di distanza, soldati di Garibaldi . 96> E Luigi Salvatorelli pensa che siano storia anche le passioni (lo ha confermato il nostro Presidente nella prolusione di ieri), le correnti, lo stato d'animo di un paese in un determinato momento epico, e di fronte agli eventi di quel momento . D'altra parte è saggio criterio storiografico tener conto dell'evento, ma anche del modo, con il quale è stato vissuto e raccontato. 9S> La storia di un popolo , scrive Alessandro Galante Garrone, riferendosi all'insegnamento dell'Omodeo, è fatta anche di memorie e di presagi ."> Specialmente quando rivivere un passato ispira decisioni e
93) v. DE CAPRARIIS, op. cit., p. 90.
M) A. GALANTE GARRONE, Introduzione a A. OMODEO, Momenti, cit., p. xun.
33) A. OMODEO, Momenti, cit., p. 264. Si veda in proposito anche l'intervento di PIERO PIERI sulla relazione di LUIGI SALVATORELLI, Neutralismo e interventismo, cit., p. 50.
*) Atti del XLJ Congresso, cit., p. 491. A Trieste ricordava, come segno di continuità, i due Giacomo Venezian, l'uno caduto a Roma nel 1849 e l'altro nella prima guerra mondiale, ambedue volontari, (Atti del XLIV Congresso, cit., p. 13). Carlo Schiffrer cita il caso del mazziniano triestino Gabriele Foschictti, volontario nella spedizione garibal­dina del 1897 in Grecia e con l'esercito italiano nella grande guerra, presente a Fiume nel 1919, combattente nella Resistenza e caduto in un lager nazista.
97) L. SALVATORELLI, Neutralismo e interventismo, cit., p. 32.
98) Qualcuno dei miei autori mi ha insegnato che esiste un fatto e poi esiste il racconto del fatto, che è a sua volta un altro fatto , M. ISNENGHI, Introduzione a Operai e contadini nella grande guerra, Bologna, 1982, p. 10.
59) A. GALANTE GARRONE, Introduzione a A. OMODEO, Momenti, cit., p. xxxvm. Alessandro Galante Garrone cita una lettera di Vittorio Foa, nella quale, a proposito della lettura dei Momenti, scriveva: La guerra italiana apparisce proprio come guerra della borghesia, ma non nel senso comunemente attribuito a questo concetto dai materialisti della