Rassegna storica del Risorgimento
GHISALBERTI ALBERTO M. DIARI; GUERRA MONDIALE 1939-1945
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1986
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Carlo Ghisalberti
l'avversario, continuava a ripetere che Hitler avrebbe perso la guerra e con lui Mussolini.
Ma gli insuccessi in Grecia dominavano la sua attenzione se il 7 novembre riferendo una conversazione familiare nella quale io ero inconsciamente, forse, il soggetto principale poteva scrivere: Mio figlio, quasi a reagire contro il giornalistico concetto che questa sia la quarta guerra punica e ga va sans dire Londra sostituisca Cartagine mi domandava se non siamo invece di fronte alla quarta persiana. Capisco, però, che Carlo ha solo undici anni e non legge i giornali italiani... e se due giorni dopo riferiva dì una riunione della Giunta centrale degli studi storici alla quale aveva partecipato. Durante questa Gioacchino Volpe, uomo davvero non sospetto di antifascismo, gli aveva confessato augurandosi la fine rapida della guerra e senza che si debba ricorrere all'aiuto tedesco, che quanto sta avvenendo fa pensare che la famosa dote di tempestività del Duce da qualche tempo sia sparita: nulla di più. intempestivo del nostro intervento in Francia diceva e certo poco tempestivo l'intervento in Grecia . E gli aveva detto altresì, confidandosi amichevolmente e sconsolatamente: credevamo di avere un esercito preparatissimo, ma quello che è accaduto sulle Alpi e quello che accade ora sono un'amara sorpresa aggiungendo, infine, se le cose seguiteranno così, c'è da dubitare di tutto quello che abbiamo creduto . Più tollerante di altri che lo condannavano per il suo fascismo ad oltranza, mio padre cercava di giustificarlo riconoscendo che ha sensibilità superiore ad altri e coscienza della drammaticità di certi problemi e situazioni, e restava più che mai fermo nei suoi convincimenti sull'andamento del conflitto.
Alla controffensiva greca che faceva fallire l'aggressione mussoliniana si univano altri, e non minori insuccessi su vari fronti, troppo frequentemente minimizzati o addirittura celati dagli organi del regime al punto che il 13 novembre annotava: Poveri giornalisti, il ministero (il MINCULPOP della infelice sigla fascista) li lascia al buio, limitandosi a dir loro quello che non debbono stampare e mandando belli e fatti i titoli: vulgus vult decipi, sì, ma non sempre e, qualche volta, vorrebbe essere illuminato. E quali deplorevoli corbellerie, invece, non hanno insinuato... . La notizia più grave era, evidentemente, quella dell'azione inglese contro la base navale italiana di Taranto, sulla quale scriveva a caldo il 14 novembre: La flotta italiana, amoroso orgoglio della nazione in tempi meno imperiali, ma più seri, è fuori combattimento! . E il 17 aggiungeva: Bella figura: il gerarcume ha paura. La campagna greca e la faccenda di Taranto appaiono sempre più gravide di conseguenze, tanto più che si sente in giro come gli Inglesi siano determinatissimi a tener duro e a restituire colpo su colpo . Il primo di questi era stato dato alla flotta, l'unica dell'Asse, posta ora in condizioni d'inferiorità relativa ed assoluta visto ciò che era successo a Taranto: la Conte di Cavour è affondata e ci vorrà un anno, un anno e mezzo per rimetterla in efficienza. La Littorio pare anch'essa duramente toccata; un po' meno la terza nave che è l'Andrea Doria; colpito è anche un incrociatore, il Taranto . Rendendosi pienamente conto del valore del mare nel conflitto e del significato che assumeva per la condotta della lotta nel Mediterraneo la perdita secca di metà della squadra da battaglia italiana, traeva la conseguenza della fine per l'Inghilterra del periodo più duro.
L'offensiva di Wavell contro l'esercito di Graziami, spintosi incautamente