Rassegna storica del Risorgimento
GHISALBERTI ALBERTO M. DIARI; GUERRA MONDIALE 1939-1945
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1986
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479
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Un diario inedito (1940-1941)
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sino a Sidi el Barrani, era, infatti, il secondo colpo inferto dall'Inghilterra, da troppi, solo qualche settimana prima, data per agonizzante. Aveva segnalato, leggendolo il 3 novembre su un giornale svizzero (da lì a poco la diffusione di questi in Italia sarà vietata dal regime e questa fonte di informazione imparziale gli verrà meno) come una divisione inglese di rinforzo fosse andata dall'Inghilterra all'Egitto traendone due conseguenze logiche: l'ima era contenuta nell'osservazione: ma allora il canale di Sicilia non è sbarrato affatto... , come invece si leggeva quotidianamente sulla stampa del regime da molti ancora ritenuta Vangelo, e l'altra relativa alla sicurezza di Churchill che poteva togliere truppe dalle rive della Manica per inviarle nel Mediterraneo anche se la propaganda fascista aveva tanto detto che l'Inghilterra era finita, finitissima.... E l'offensiva di Wavell da Sidi el Barrani a Sollum, a Bardia, a Tobruk, a Derna, a Bengasi e di lì fino ad el Agheila gli pareva un segnale del destino ed al tempo stesso la fine di un'epoca del conflitto: La manovra inglese di Sidi el Barrani (conquista imposta a Graziand per ragioni di prestigio) è un capolavoro di preparazione e di impiego di mezzi. Chi sa come ridono (ma amaro) i Tedeschi? Verranno in Italia? I migliori lo temono... . E lo temeva anch'egli paventando le conseguenze che potevano scaturire dagli insuccessi italiani nella guerra parallela e nel fatale ricorso al supporto politico e militare ad un tempo del più forte alleato del quale si sarebbe finiti totalmente satelliti. E questo timore, espresso il 18 dicembre, trapelava sempre più frequentemente nelle sue annotazioni.
La famosa barzelletta: Se vince l'Inghilterra l'Italia è perdente, se vince la Germania l'Italia è perduta dava il senso della reazione popolare crescente a questa satellitizzazione che faceva del Duce qualcosa dì intermedio tra un Quisling ed un Gauleiter di un'Italia occupata da crescenti forze tedesche per suffragare l'incapacità delle sue forze armate a condurre la guerra e soprattutto per sostenere un regime sempre più screditato.
Se non eravamo capaci di sconfiggere la piccola Grecia dopo tante smargiassate e tante fanfaronate sui nostri destini imperiali e sulla nostra potenza, quale credito poteva restare al regime che pretendeva di identificarsi col paese? Il 21 novembre annotava come allo Stato maggiore nessuno parla, ma tutti hanno lo stesso pensiero. L'esercito è umiliato; la Grecia forse sarà vinta, ma la brutta figura resta e l'alleato, o, meglio, il padrone, si impazienta e ci disprezza sempre più, perché la campagna or ora fallita è un segno di debolezza dell'Asse. Il truculento discorso mussoliniano del 18 novembre col grottesco e tragico Spezzeremo le reni alla Grecia è riportato nel Diario come testimonianza di cattivo gusto oratorio e politico e con l'osservazione che La Grecia, alla quale romperemo forse le reni in 2 o 12 mesi, come ha detto il Gauleiter d'Italia (l'hanno soprannominato per l'occasione Elmitolo), per il momento ha rotto alcune costole all'Italia in venti giorni! .
Ed intanto, nella lontana Africa Orientale Italiana, cominciavano a cedere le difese delle isolate colonie e ad infrangersi di fronte alle azioni britanniche i sogni imperiali mussoliniani. L'Inghilterra, pur non essendo in grado di rientrare in forze nel continente europeo non avendo allora la possibilità di uno sbarco con il suo piccolo esercito sulle coste francesi presidiate dall'agguerritissima Wehrmacht né quella di aprire un nuovo fronte che impegnasse questa massicciamente e frontalmente, era pur sempre