Rassegna storica del Risorgimento

GHISALBERTI ALBERTO M. DIARI; GUERRA MONDIALE 1939-1945
anno <1986>   pagina <480>
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Carlo Ghisalberti
in condizione di colpire l'Asse duramente nelle aree più lontane e meno protette. Nel Diario è ricordato il giudizio di chi riteneva impossibile un rientro armato britannico in Europa di fronte alla superiorità tedesca in armamenti terrestri, ma si vedeva il convincimento del futuro intervento americano, motivato dall'esperienza vissuta nel 1917-18, che lo induceva a prevedere non impossibile l'invasione da molti ritenuta assurda ed impen­sabile. Ad un amico che non capisce il valore storico della posizione Inghilterra (meglio è dire Impero britannico) e che ancora iersera sorrideva di compatimento all'idea di un intervento americano faceva notare, il 24 novembre: Ma, insomma, l'altra volta, i 2.000.000 di americani sono o non sono venuti in Europa? Questa volta ci saranno, ma non come allora senza armi, carri e aeroplani, ma ci saranno in piena efficienza, al coperto della resistenza inglese! .
L'Inghilterra, trincea avanzata degli Stati Uniti, e la Flotta britannica, prima linea dell'America, erano immagini ricorrenti nel Diario che reitera­tamente annotava la sua visione dell'aiuto crescente dato da Washington a Londra. Lo confermavano le notizie (ieri i giornali svizzeri era il 26 ottobre accennavano ad una consegna mensile di 600 aeroplani da parte dell'America all'Inghilterra) e le previsioni, confortate il 7 novembre dal-l'annuncio della rielezione di Roosevelt. Churchill, in un discorso program­matico per l'avvenire insiste nell'idea di bombardare i nostri impianti industriali e le comunicazioni, parla di mantenuta superiorità navale, e afferma la sua sicurezza per quella aerea nel 1941 e terrestre nel 1942. Tra l'altro si compiace nella visione di 30.000 carri armati a passeggio per il continente europeo, annotava in quel giorno lamentando la scarsezza di immaginazione e la deficienza di comprendonio di molti, anzi di troppi.
Causa di questa incapacità di capire e di vedere le cose realisticamente era la propaganda tendente a sottovalutare l'avversario, alla quale parecchi non riuscivano a sottrarsi: Uno dei luoghi comuni più cari agli ingenui ed ai propagandisti più o meno ufficiali è quello della vigliaccheria inglese o, quanto meno, della scarsa bellicosità inglese; Gli inglesi non si sanno batterei Gli inglesi hanno patirai Gli inglesi si battono con gli eserciti degli attriì, sono le frasi di contorno all'altra più famosa, udita sino a qualche settimana fa, Gli inglesi si battono sino all'ultimo francese... Ma i 682.000 morti di Gran Bretagna e Irlanda dell'altra guerra? Chi dice che gli Inglesi si battono solo per mezzo dei loro coloniali dimentica che non più di 177.000 furono i caduti delle colonie e dei dominions affiancati a quelli. E Craddock alla battaglia di Coronel? Chi li ha visti in Francia o anche in Italia, sa come si battessero bene. La stessa sballata impresa dei Dardanelli fu una prova di continui mirabili eroismi. E la campagna contro i Turco-Tedeschi è una pagina all'attivo della Perfida Albione. Del resto quarantini giorni di bom­bardamento spietato di Londra la nota è del 19 ottobre hanno confer­mato negli inglesi qualità di tenacia, di eroismo e di sprezzo del perìcolo.
Trovava sterile, oltre che idiota e di pessimo gusto disprezzare l'avver­sario, tanto più che in guerra le sorprese sono sempre possibili; ed, in ogni caso, abbassando a parole l'avversario, si diminuisce il valore della propria gente. Si ricordava allora del proclama del re all'inizio dell'altra guerra, ormai lontana nel tempo, nel sentimento e nello stile: è vero che è passato un quarto di secolo ma era un esempio di nobiltà e di serietà con quel suo rendere omaggio a un avversario valoroso e degno di voi.