Rassegna storica del Risorgimento

GHISALBERTI ALBERTO M. DIARI; GUERRA MONDIALE 1939-1945
anno <1986>   pagina <481>
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Un diario inedito (1940-1941) 481
Soprattutto dopo che i fatti, e non le parole diffuse ad arte, mostravano la realtà della situazione ad un paese diseducato a pensare ed ora brutal­mente posto di fronte alla realtà di una guerra destinata a diventare davvero totale in vista del sempre più probabile intervento prossimo degli Stati Uniti e delle crescenti difficoltà interne delle nazioni dell'Asse: Povera Italia scriveva il 19 dicembre : in diciotto anni di bluff si è scompaginato un grande paese! .
Con tale stato d'animo e con simile visione delle cose, non si meravi­gliava del corso, per l'Italia vieppiù pesante, degli eventi dell'inverno '40-'41: dopo tutto li aveva più o meno previsti sin dal momento in cui aveva intuito le linee essenziali del conflitto. Si trattava, però, di eventi impressionanti che lo scuotevano fortemente, come annotava il 12 febbraio, dopo un progressivo rallentamento delle annotazioni sul Diano: Gli Inglesi ad el Agheila sulle coste della Sirtica; i Francesi di De Gaulle a Cufra ed a Murzuk; in procinto di cadere Cheren, Asmara, Gondar; l'esercito del Sudafrica in Etiopia, quello del Nilo in marcia verso Massaua; 140.000 prigionieri in mano agli inglesi (con 23 generali), e 18.000 in mano ai Greci. Noi abbiamo in tutto circa... 800 prigionieri. Il paese è sempre più disorientato e sconvolto dagli insuccessi militari, dalla sempre più palese incapacità e immaturità del governo, dalla presenza dei Tedeschi, non amati in Italia. Qualcuno ricorda il Non vogliam Tedeschi del Giusti. Credo che la massa desideri la fine della guerra in qualunque modo. Il bombardamento navale di Genova apre gli occhi anche a quelli che conservavano qualche illusione sulla asserita impotenza inglese. E i siluramenti dei generali in Albania e in Libia non servono a nulla....
H discorso seguitava con talune osservazioni su certi atteggiamenti di gerarchi fascisti variamente imboscati , delle loro amanti intente a com­prare gioielli e della moglie di uno di questi che avrebbe detto in un salotto romano: godiamoci questi due ultimi anni di vital
Poveretta: aveva tragicamente ragione. Non per lei, ma per il marito fucilato in un'orrenda faida di regime a Verona nel '44!
Qui finisce il diario di mio padre che in calce annoterà successivamente: Purtroppo ho smesso qui; dopo sono stato richiamato all'Ufficio Storico dello Stato Maggiore e non ho scritto altro .
Ho voluto dare notizia sommaria di questo Diario inedito, evitando le molte citazioni di persone che, se ancora viventi, non debbono essere turbate col ricordo di atteggiamenti e di giudizi dei quali forse si sono pentite o che hanno dimenticato, e per non ferire i loro familiari nella memoria di quei loro cari, ora finiti, che, per sensibilità patriottica o partitica o per semplice ignoranza della realtà, allora avevano sbagliato. Ho scritto di questo Diario soltanto per ricordare il pensiero di mio padre nei confronti del secondo conflitto mondiale, da lui vissuto come una tragedia dolorosa e luttuosa e senza quella luce ideale e quella speranza che dal 1915 al 1918 l'avevano sorretto da combattente dell'ultima guerra del Risorgimento.
CARLQ GHIS ALBERTI