Rassegna storica del Risorgimento
GHISALBERTI ALBERTO M.; UNIVERSIT? DI PALERMO FACOLT? DI LETTER
anno
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1986
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pagina
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487
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GHISALBERTI E LA GENERAZIONE DEGLI ANNI VENTI, A PALERMO
Nel triennio 1936-37/1938-39, Alberto Maria Ghisalberti, in prima nomina, ricoprì la cattedra di Storia del Risorgimento nella facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Palermo. Quella di Palermo era ima delle due cattedre di ruolo esistenti in Italia di questa disciplina.
Ebbi la fortuna di seguire le sue lezioni nel corso dell'ultimo anno di questo suo triennio; in quel 1938-39 all'inizio del quale mi ero immatricolato nell'Ateneo palermitano. Fu il primo anno di un corso di studio assai impegnato durante il quale la mia generazione, quella dei nati in apertura degli anni venti, ebbe la fortuna di avere a Palermo un corpo docente di prima scelta soprattutto nel settore delle discipline storiche. Queste erano, infatti, insegnate da studiosi del livello di Ghisalberti e, insieme con lui, di Leandro Zancan per la storia greca, di Raffaello Morghen per la medievale e di Franco Valsecchi per la moderna. Questi docenti, ciascuno in diversa maniera e con diversi intenti, ci impartirono una lezione che, alla fine della guerra ormai prossima, sarebbe riemersa nelle coscienze di noi in procinto di tuffarci nell'agone culturale e, alcuni, in quello politico.
Il problematicismo filosofico di Fazio Allmayer e di Ferretti che aveva contribuito a salvarci dal dogmatismo allora imperante, non poteva bastarci più. Persistere in esso, in anni di estremo impegno, sarebbe stato fare del funambulismo o compiere una fuga in avanti o all'indietro il che non ha eccessiva importanza dinanzi alla realtà sempre più complessa che avremmo dovuto affrontare. Sentivamo, dunque, la necessità di ancorarci, il più saldamente possibile, a qualcosa di certo che non fosse, però, conseguenza di presupposti metafisici.
Si profilava, quindi, una più decisa tendenza verso il fatto documentato e l'analisi di esso, cioè verso la storia. Verso la storia intesa come ricerca del concreto.
Di essa, lo abbiamo già detto in apertura, avemmo, durante gli anni universitari, una lezione adeguata che, più tardi, ci avrebbe suggerito gli strumenti più acconci al raggiungimento del nostro scopo.
Il primo di questi docenti che, a suo modo, ci fece prendere coscienza di tutto ciò fu Ghisalberti. Già nel 1938 egli era un oratore provetto. Il suo dire era fluido e scorreva in un periodare ben costrutto e adorno mediante il quale egli teneva sempre saldamente in pugno l'uditorio, alternando, con sapiente dosaggio, l'aneddoto alla teoria, la battuta alla citazione.
Nessuno meglio di lui sapeva trascinare gli ascoltatori all'entusiasmo con chiuse nelle quali la commozione sincera si mescolava alla ben studiata ricerca dell'effetto. Ci raccontava del capitano Ghisalberti, comandante di una sezione mitragliatrici FIAT, impegnata sul Carso, sull'Isonzo, sul Piave. E, qualche volta, non resisteva al piacere delle citazioni