Rassegna storica del Risorgimento
GHISALBERTI ALBERTO M.
anno
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1986
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pagina
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491
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Insegnante universitario a Roma 491
credeva infatti nell'importanza, anche sul piano civile, della Storia del Risorgimento, e quindi nel significato del proprio lavoro di insegnante di quella disciplina; ciò dava forza alle sue parole e attraeva i giovani, che ascoltavano con piacere e interesse le sue lezioni, cogliendone generalmente, al di là della forma spesso scherzosa e scanzonata, la fondamentale serietà, che diventava esplicita là dove egli riteneva di dover richiamare, anche nella forma, l'attenzione degli studenti sulla gravità dell'argomento che veniva affrontando.
In quel tempo la passione civile (dominata come poi è stato giustamente rilevato dal demone della politica, da una specie di panpoliticismo) stimolava certamente l'interesse per la storia, ma poteva sfociare anche in atteggiamenti antiscientifici, essendo forte il pericolo di attualizzare, in senso deteriore, il passato e di appiattirlo, proiettando in esso le idee e le passioni dell'oggi. L'insegnamento di Ghisalberti valeva a incanalare l'avida curiosità per la storia politica, per i contrasti ideologici, verso la ricerca e l'esame rigorosamente critico di fonti scritte, che facevano giungere ai giovani degli anni Quaranta voci autentiche del passato, dando il senso delle differenze fra l'epoca che si era conclusa intorno al 1918 e quella in cui noi vivevamo, il senso cioè della prospettiva, il senso storico.
Tra i miei primi ricordi di studente sono le lezioni di Ghisalberti, che avevano sempre luogo nella città universitaria; il fatto che parecchi studenti vi si recassero alle tre del pomeriggio (ora certamente non comoda per i romani), a bordo di affollate circolari o di traballanti camionette , era già un indice dell'interesse che suscitavano.
I corsi che seguii con maggiore regolarità riguardavano Roma fra il 1848 e il 1849 e la formazione di Massimo d'Azeglio, argomenti a lui assai cari. Nel primo corso era presente quel senso dei movimenti collettivi, che aveva ereditato dal suo maestro Michele Rosi (per il quale era il popolo italiano il vero protagonista del Risorgimento); nelle lezioni di Ghisalberti si manifestava quasi coralmente, la popolazione di Roma, anche se emergevano le personalità di un Pio IX, di Pellegrino Rossi o di Ciceruacchio, visti però nel loro ambiente o nel contesto dell'intera città. L'attenzione principale era naturalmente (data la formazione di chi parlava) rivolta ai fatti politici, ma anche alle idee, ai sentimenti ed alle passioni (non soltanto delle masse guidate da un Angelo Brunetti, ma pure di esponenti della classe dirigente e particolarmente di Pio IX, pontefice e sovrano temporale, difensore di princìpi anzitutto religiosi e di antiche istituzioni, ma sensibile alle manifestazioni popolari in suo favore e male impressionato, invece, dagli atti di violenza che si moltiplicavano nella città sacra ).
II corso relativo a d'Azeglio testimoniava con maggiore evidenza quanto egli si fosse allontanato dal Rosi nell'accentuazione del ruolo dei singoli individui, delle persone. E la personalità del Taparelli egli sentiva particolarmente congeniale, anche nella sua ricca umanità, non certo limitata alla dimensione politica. Richiamando l'attenzione sul singolo protagonista, ed anche sulla personalità di attori di secondo piano, con approfondimento dell'indagine biografica, Ghisalberti dava maggiore concretezza al suo discorso e ci metteva in guardia dal pericolo di abuso di etichette spesso imposte a tutti gli aderenti ad una corrente di opinione, incitandoci, ad esempio, a cogliere le differenze tra i diversi ambienti regionali e cittadini nei quali si era formato l'uno o l'altro degli esponenti di un partito nazionale. Del