Rassegna storica del Risorgimento

GHISALBERTI ALBERTO M.
anno <1986>   pagina <492>
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Fausto Fonzi
singolo egli mirava ad analizzare tutti gli aspetti della personalità e della vita, non limitandosi a definirne il pensiero ed a considerarne l'azione politica. La preferenza per un protagonista come d'Azeglio, che giunge tardi alla politica e mai si chiude in essa, mi sembra indicativa della ricca umanità di chi sapeva comprendere la storia in una vasta prospettiva includente dimensioni diverse. Le parole del nostro insellante ci guidavano infatti allo studio dell'alta tem­perie etico-religiosa e culturale della famiglia di Massimo, delle sue vocazioni artistiche e letterarie, della sua psicologia, della sua mentalità, del suo stile di vita, al fine di cogliere, oltre le forme di una frivola mondanità, il serio impegno dell'intellettuale e del politico per una piena conoscenza e com­prensione del moderato realizzatore .
La maggior parte degli studenti conosceva solo il Ghisalberti che teneva regolarmente le sue tanto efficaci lezioni nell'aula di storia medioevale e moderna all'Università, ma per un gruppo meno numeroso l'insegnamento forse più importante era quello da lui svolto durante le esercitazioni, che generalmente avevano luogo in cima al Vittoriano, nelle sale del Museo Centrale del Risorgimento, spesso nella sala più grande dell'archivio (tra quanti le frequentavano mi colpirono particolarmente, per il loro spessore umano e scientifico, Gaetano Mariani e Vittorio Emanuele Giuntella). Penso che, anche a questo proposito, il mio ricordo possa non essere molto diverso da quello di molti altri allievi del Ghisa, Soprattutto coloro che volevano discutere con lui una tesi di laurea partecipavano, già nei primi anni di corso, alle esercitazioni e preparavano una tesina . In molti casi il lavoro assegnato si riferiva a delle fonti conservate nell'archivio del Museo Centrale; si trattava di cercare la letteratura esistente sull'argomento e di leggere criticamente il documento per giungere ad una esposizione ed a motivati giudizi. Ricordo l'emozione di studente del secondo anno nel ricevere dal-l'allora assistente Emilia Morelli, con poche parole di orientamento, alcuni piccoli giornali, manoscritti e clandestini, diffusi, alla maniera della catena di S. Antonio, nelle Romagne al tempo della Restaurazione. Credo che quel diretto contatto di studenti giovanissimi con i manoscritti avesse una grande forza suggestiva e valesse a stimolare la curiosità e la capacità critica, rivelando con immediatezza il fascino della ricerca scientifica e l'importanza di una seria e paziente verifica, attraverso le fonti, delle ipotesi relative al passato umano.
Nell'assegnare l'argomento della tesi di laurea Ghisalberti accertava anzitutto i reali interessi di chi aspirava a discuterla con lui per tenerne gran conto. Notai che, pur essendo egli personalmente interessato soprat­tutto all'epoca preunitaria, assegnava molto volentieri o proponeva egli stesso argomenti relativi all'ultimo Ottocento o al primo ventennio del Novecento quando riscontrava un serio impegno in chi chiedeva una tesi su quel perio­do. Nel volume Problemi storici e orientamenti storiografici, curato da Ettore Rota per l'editore Marzorati, aveva proposto lo studio dei movimenti politici post LI ni tari e a questi furono dedicate alcune delle tesi da lui assegna­te nell'immediato dopoguerra (ricordo, ad esempio, quella di Giuseppe Ros­sini sui radicali). Ottenni quindi anch'io di potermi occupare dei cattolici nella vita politica italiana postunitaria (mentre il salesiano Walter Tonini Cardinali si occupava del problema del non expedit), cioè di movimenti in gran parte estranei alla vita del paese legale , ma fortemente radicati in