Rassegna storica del Risorgimento
GHISALBERTI ALBERTO M.
anno
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1986
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pagina
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493
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Insegnante universitario a Roma
493
quello reale . Anche in questo caso la storia politica non era intesa da Ghisalberti nel senso più angusto e formale del termine, ma in senso più ampio e sostanziale, nelle sue connessioni con la storia, non solo dell'alta cultura, ma dell'intera società.
Dalla fine del 1948, quale assistente volontario, ho potuto conoscere Ghisalberti anche come formatore di laureati interessati a proseguire le ricerche e a pubblicare lavori scientifici. Alcuni frequentavano corsi e preparavano tesi di perfezionamento; altri, già inseriti in diverse attività lavorative, si rivolgevano ancora al professore con il quale si erano laureati; altri infine si preparavano a lavorare nell'Università come docenti. Nei miei ricordi assume un valore particolare il 1949, quando lavorai più intensamente con lui in occasione del centenario della rivoluzione nazionale o primavera dei popoli , che già dall'anno precedente aveva suscitato in tutta Italia una ricca produzione storiografica; questa, pur essendo provocata da esigenze commemorative, fu anche espressione di più profondi interessi conoscitivi, di una problematica ravvivata dal clima di rinata libertà, di quello che a molti appariva un secondo Risorgimento. E parecchi furono i giovani studiosi che cominciarono in quel tempo a pubblicare scritti di storia sviluppando temi relativi al 184849 in Italia.
Ghisalberti invitò allora alcuni suoi allievi a partecipare a diverse iniziative di studio, di ricerca e anche di divulgazione scientifica relativamente al 1849 soprattutto a Roma. Ricordo i lavori per rallestimento della Mostra storica della Repubblica Romana e del catalogo relativo, poi quelli per numeri speciali, sulla stessa repubblica, dell'Archivio della Società Romana di Storia Patria e di Capitolium, infine quelli per il XXVII Congresso Nazionale di Storia del Risorgimento, che, pur accogliendo anche delle comunicazioni extravaganti, ebbe come tema principale il 1849. Ghisalberti, organizzando la mostra, mirava anche ad aprire finalmente e a far vivere il Museo centrale del Risorgimento nelle Sale del Vittoriano ad esso destinate. In tempo in cui, soprattutto per influenza della cultura idealistica, non pochi fra gli studiosi e professori di storia guardavano i musei con distacco e ironia, egli c'impegnava a collaborare nella ricerca, per la mostra e per il catalogo, non soltanto della letteratura sull'argomento, ma di fonti che non erano solo documentarie o stampate (considerando, oltre agli atti parlamentari e ai periodici, i numeri unici, i fogli volanti, i manifesti...), ma anche non scritte, soprattutto figurative, come disegni tracciati in fretta nella zona degli scontri armati, acquarelli, incisioni (ricordo quelle del Raffet...), stampe popolari, quadri e sculture, oggetti diversi del Museo, che rivelavano una mentalità e un clima (come i fazzoletti patriottici o il panciotto di Ciceruacchio, con la scritta ossessivamente ripetuta di Viva Pio IX!). Accanto alla storia delle idee, che si manifestavano, ad esempio, nei giornali che venivano da noi raccolti ed esposti, ci sì rivelava una storia più vasta e più ricca, storia di mentalità appunto, di sentimenti e di passioni, che s'innestavano nella storia del costume, dell'ordinario, della vita quotidiana, di quella che oggi si definisce cultura materiale. Il contatto con fonti tanto diverse, non soltanto colpiva la nostra immaginazione, ma dava il senso della complessità del passato umano e delle dimensioni della ricerca storica, che appariva sempre più affascinante. Il lavoro per la mostra e il catalogo, per i numeri speciali e per il congresso, promosso e guidato da Ghisalberti, ci assicurava inoltre l'esperienza di un'intensa collaborazione