Rassegna storica del Risorgimento
GHISALBERTI ALBERTO M.
anno
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1986
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pagina
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497
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Insegnante universitario a Roma 497
al di fuori delle sedi tradizionalmente destinate all'attività dei docenti. Egli infatti insegnava anche durante le visite a istituti culturali (organizzate in accordo con i responsabili degli stessi), durante le passeggiate o peregrinazioni nella città, le gite in località significative per la storia del Risorgimento, ì viaggi in Italia e all'estero, perché riteneva che la comprensione del nostro passato e dei mezzi per conoscerlo fosse più facile e più incisiva seguendo anche questa attività itinerante della sua cattedra, particolarmente utile anche per futuri ricercatori e insegnanti.
Accompagnava gli studenti nelle biblioteche (dalla Vallicelliana alla Biblioteca del Senato), negli archivi (dall'Archivio di Stato, alla Sapienza, a quello Capitolino con attenzione all'emeroteca ed agli Atti consiliari e all'Archivio Segreto Vaticano), nei musei (come quello Napoleonico a palazzo Primoli), anche in occasione di mostre commemorative: la molteplicità delle fonti utili per una buona conoscenza del passato appariva, in quelle occasioni, con immediata evidenza anche alle più giovani matricole, come a laureandi e laureati, che venivano stimolati a compiere delle ricerche, non limitate e superficiali, ma vaste e approfondite.
Rievocando l'invito di Ghisalberti ad usare fonti diverse (anche quelle non scritte e conservate nei musei) ed a considerare tutti gli aspetti della esistenza umana, non intendo certamente attribuirgli i caratteri di un precursore della nuova storia e dei più discutibili eccessi di tale tendenza. Infatti ricordo molto bene come egli, non soltanto per quelle radici positivistiche alle quali ho accennato, bensì anche per l'influenza della storiografia neohegeliana e dell'insegnamento di Volpe, desse grande e centrale importanza al momento politico, ma penso che, in alcuni casi, certe sue raccomandazioni abbiano facilitato l'accoglimento, che si è rivelato anche positi-vamento fecondo, da parte di qualche suo allievo di tendenze metodologiche e storiografiche diffuse recentemente in Italia anche attraverso le pagine di Quaderni Storici o di Storia e Società. Sicuramente può notarsi che Ghisalberti non faceva molti discorsi sulla necessità di rapporti interdisciplinari o sulla fecondità del lavoro svolto alla frontiera fra più discipline, ma deve aggiungersi ch'egli concretamente educava, ad esempio, a non tener conto esclusivamente della dimensione cronologica, bensì anche di quella spaziale, a considerare cioè costantemente il saldo legame che congiunge la storia alla geografia. Un carattere arcaico, pregentiliano, poteva certamente riconoscersi in tale forte coscienza di un così stretto rapporto, ma essa poteva essere, senza dubbio, anche feconda e tale da costituire l'humus per nuovi progressi scientifici, per alimentare cioè quella che oggi, in un contesto ben differente, si può chiamare: attenzione al territorio nello studio della storia (anche se diverse sono ora, molto spesso, le fonti e diverso è lo spirito).
Anche sotto questo aspetto si deve quindi considerare quello che ho ricordato come il suo insegnamento itinerante. Anzitutto le peregrinazioni per le vie di Roma stimolavano o accrescevano il nostro interesse per la città nella quale studiavamo e nella quale molti di noi abitavano. Ghisalberti non poneva certamente problemi relativi al rapporto fra storia urbana e geografia urbana , ma testimoniava concretamente il valore da lui attribuito in generale allo studio della storia locale anche per il periodo postuni-tarìo ed in particolare a quello di una città sempre più sviluppata e storicamente tanto significativa come Roma.