Rassegna storica del Risorgimento

GHISALBERTI ALBERTO M.
anno <1986>   pagina <501>
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Insegnante universitario a Roma
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discussione di tesine e di tesi di laurea. Con le parole quindi, consigliando, suggerendo e correggendo, ma soprattutto con l'esempio, favoriva la matura­zione dell'assistente, dando sempre maggiore fiducia e affidando sempre mag­giori responsabilità a chi man mano acquisiva il senso della ricchezza e della complessità della disciplina e meglio comprendeva quei giovani, ai quali doveva rivolgersi e i cui risultati era chiamato a valutare.
Ghisalberti avrebbe dato insegnamenti, con parole ed esempi, anche a discepoli che avevano già assunto in proprio la piena responsabilità di una cattedra universitaria. Alla fine del 1966, ad esempio, il vecchio mae­stro dedicava a un amico (ex assistente) un estratto che si concludeva con l'alto insegnamento morale che d'Azeglio gridava da Roma nel 1847 : Bisogna aver faccia di dir la verità ai principi, ma anche al popolo; bisogna saper andare contro la mitraglia, ma anche contro le fischiate..., estratto che ho sentito come la premessa di quella sua lettera di dimissioni da preside della facoltà di Lettere di Roma, che il 24 febbraio 1968 sancì il suo atteggiamento di dignità e di fermezza. Quando, qualche settimana più, tardi, in altra e lontana Università, i miei studenti formalizzarono le loro richieste, pretendendo che mi adoperassi affinché venisse imposto a tutti i docenti della Facoltà l'adozione del metodo ch'io cercavo di seguire dando un peso notevole alle esercitazioni e ai seminari, potei rispondere loro che il rispetto per la libertà d'insegnamento faceva parte di quanto avevo appreso proprio da quel preside Ghisalberti, che veniva contestato mentre era sostanzialmente all'origine di quel metodo del quale tanto essi mostra­vano di apprezzare la positività.
Intorno a questo formatore di ricercatori e di insegnanti, ma anche di liberi studiosi, di operatori culturali in vari campi, si costituisce dunque, come si è detto, un gruppo e, in un certo senso, una scuola. Ghisalberti infatti credeva nel lavoro dell'individuo e rispettava i personali interessi, le inclinazioni e le attitudini di ciascun allievo, ma credeva anche nel valore positivo della collaborazione fra maestro e discepolo, dei discepoli fra-loro, in un lavoro comune di ricerca e di insegnamento, ma anche di redazione o di organizzazione. Incoraggiò quindi il formarsi di un gruppo, i cui compo­nenti non mantennero soltanto dei costanti rapporti individuali con lui, ma Strinsero fra loro dei saldi vincoli di amicizia e di collaborazione e si ritrovarono insieme in diverse occasioni. Ho già ricordato l'esperienza del 1949, che ho vissuto intensamente; ma posso aggiungere che in parecchi Congressi nazionali di Storia del Risorgimento (ed anche in quelli della Società Toscana) il gruppo si ritrovava quasi al completo nella comune attenzione al tema dell'incontro e per svolgere lavori di preparazione e di segreteria, così come intorno a Ghisalberti si ritrovava nel dare contributi alla Rassegna storica del Risorgimento, da lui diretta, o nel partecipare ad altre sue iniziative editoriali.
Naturale fu quindi per alcuni suoi allievi di Roma pensare ad un lavoro di gruppo al fine di onorare i suoi settantacinque anni. Apparvero cosi fra il 1971 e il 1977, soprattutto per l'impulso e la tenacia di Emilia Morelli, i quattro volumi della Bibliografia dell'età del Risorgimento in onore di A M. G., editi da Olschki e ampiamente utilizzati nell'ultimo quindicennio da molti studiosi. Nell'opera s'impegnarono con autorevolezza, competenza e generosità anche amici e colleghì del Ghisa, ma furono presenti soprattutto suoi allievi (oltre ai già nominati: Paola Tentori, Silvana Verdini, Maria