Rassegna storica del Risorgimento

GHISALBERTI ALBERTO M.; UNIVERSIT? DI ROMA FACOLT? DI LETTERE E
anno <1986>   pagina <506>
immagine non disponibile

506 Jole Vernacchia Galli
e filosofia. Non riuscendo nel proposito, armati degli estintori staccati dai loro ganci, si acquartierarono rinnovando minacce e notissimi slogans ai quali un non docente in veste di missus dominicus rispose con consigli e avvertimenti altrettanto consumati. Poi giunse l'ora del pranzo che, come il tramonto nei tempi andati, segnava irrevocabilmente la sospensione delle ostilità. Il giorno successivo l'incursione fu più numerosa e meglio organiz­zata: invasi i corridoi delle Segreterie, vennero attuate pericolose scorrerie all'interno della Biblioteca Alessandrina dalla quale era un gioco passare alle Facoltà di Lettere e di Giurisprudenza attraverso le vetrate di comuni­cazione. A questo punto il Rettore D'Avack chiese l'intervento delle forze dell'ordine.
Quella stessa séra Ghisalberti inviò al Magnifico un telegramma con il quale gli significava la volontà irrevocabile di dimettersi. Il giorno 24 il Senato si riunì come al solito d'urgenza e, risultando non ancora pervenuto il suo telegramma, il Preside di Lettere ne riferì il contenuto. Dice testual­mente il verbale: Dopo le insistenze del Rettore e dei Colleghi (risultavano assenti Broglio, Donati, Parolini e Resta) e anche in relazione ad un colloquio telefonico avuto con il Ministro della Pubblica Istruzione nel corso della seduta, il Preside Ghisalberti dichiara che le sue dimissioni saranno irrevo­cabili se (!), entro i prossimi giorni il Ministro stesso o, meglio ancora il Presidente del Consiglio, non farà pubblica dichiarazione di stima e di rispetto per il Corpo docente che e va detto in quei giorni veniva svillaneggiato dagli studenti e da una certa stampa. Non è dato sapere cosa si dissero il Preside e il Ministro, ma la reazione di Ghisalberti quella condizione posta alle sue dimissioni fa pensare ad un atteggiamento governativo piuttosto morbido per non dire altro. Deludente, comunque, e che deludente fosse sta a dimostrarlo il seguito del verbale: Il Presidente riferisce al Senato la conversazione telefonica avuta con l'on. Ministro nel corso della seduta e nella quale si è inserito anche il colloquio tra il Ministro stesso e il Preside Ghisalberti; nella sostanza l'on. Ministro ha confermato il concetto che la responsabilità dei provvedimenti per la tutela dell'ordine nell'Università spetta alle Autorità accademiche . E che senso aveva avuto, allora, la famosa circolare riservata del 2 gennaio dove lo stesso on. Ministro, riferite le istruzioni del collega all'Interno, aveva esplicitamente raccomandato ai Rettori di tener conto di esse e regolarsi ?
Le istruzioni date il 27 gennaio 1967 ai Prefetti dicevano: Non appena si ha notizia di una occupazione o della decisione in tal senso ... il Prefetto deve subito prendere l'iniziativa di mettersi in contatto con il Magnifico Rettore e comunicargli che la Polizia procederà all'impedimento dell'occu­pazione o allo sgombero qualora essa sia già avvenuta. Solo nel caso in cui il Magnifico Rettore ponga un espresso divieto all'intervento della polizia, il Prefetto si limiterà a far predisporre misure di vigilanza . Il testo è così chiaro che non ha bisogno di commento, e chiara appare anche la sostanza dell'intervento dell'on. Ministro leggendo il seguito del verbale dove si dice senza mezzi termini che Il Senato manifesta ... il suo unanime dissenso con l'affermazione dell'on. Ministro ; [e ritiene] che le Autorità accademiche esauriscono la loro funzione e la loro responsabilità segnalando la situazione alle competenti Autorità dello Stato, alle quali esclusivamente spetta il compito di risolvere il problema dell'ordine pubblico .
A prescindere dal fatto che la contestazione in atto registrava scontri