Rassegna storica del Risorgimento

GHISALBERTI ALBERTO M.; UNIVERSIT? DI ROMA FACOLT? DI LETTERE E
anno <1986>   pagina <507>
immagine non disponibile

1968: le dimissioni del Preside Ghisalberti 507
e incidenti anche all'esterno della Città Universitaria sicché era assurdo negare che esistesse un problema di ordine pubblico in senso proprio, che chiaramente superava e assorbiva quella giurisdizione disciplinare che era stata prevista dal tuttora vigente art. 16 del R.D.L. 20 giugno 1935 n. 1071, e dal tuttora vigente art. 166 del Testo Unico approvato trentacinque anni prima col RJD. 31 agosto 1933 n. 1592 (dove si parlava addirittura di un corpo di polizia interna assolutamente coerente con lo Stato di polizia nel quale si viveva all'epoca, e che fu anche disseppellito come ipotesi nel 1968 con autentico spasso del personale non docente), le disposizioni del Ministro dell'Interno avevano riconosciuto il potere di iniziativa ai Prefetti, limitandone l'attività solo nel caso che il Rettore avesse posto un espresso divieto all'intervento della polizia. Sicché, quando il Senato diceva che le Autorità Accademiche esauriscono la loro funzione e la loro responsabilità segnalando la situazione , tale segnalazione appariva possibile solo nel caso di omissione di iniziativa da parte del Prefetto. La verità è che nessuno voleva rendersi impopolare, mentre ad esempio l'inflessibile Paratore dimostrò che solo facendo il proprio dovere ed esercitando i propri diritti si riscuoteva stima e addirittura popolarità. Stante ciò, la condizione posta da Ghisalberti non si riduceva ad una frase disadorna.
La condizione non venne osservata e Ghisalberti portò le sue dimissioni nel Consiglio di Facoltà del 27 febbraio. Dopo aver trattato la questione del­l'esame scritto di latino decidendo di rinviarlo fino al momento in cui fosse stato possibile reperire un numero sufficiente di aule per ospitare gli oltre 1.000 candidati alla prova, il Preside comunicò di essersi dimesso dalla carica di Preside in data 23, pregò di ritenere tali sue dimissioni come definitive e riferi la lunga lettera (integralmente verbalizzata) da lui trasmessa al Rettore e, per conoscenza, al Ministro competente. Premesso che la Circolare Ministeriale n. 7752 del 26 giugno 1948 stabiliva che l'accettazione delle dimissioni rientrava nelle competenze del Ministro, e che quindi la proce­dura di spedizione seguita da Ghisalberti può essere letta sia in ossequio all'inoltro gerarchico, sia in chiave di contestazione, merita citare qualche passo di codesta lettera che già nella prima fase fa capire in che senso, il 6 febbraio, si parlò di dimissioni per condizioni di salute : ... nel­l'attuale intollerabile situazione creatasi nella nostra Università per effetto delle recenti violenze studentesche, ho ritenuto e ritengo necessario assumere un preciso e responsabile atteggiamento, che si concreta nelle mie dimis­sioni . Dopo aver ricordato le iniziative adottate fin dal 1963-64 per coinvol­gere tutte le componenti e realizzare una politica di ammodernamento; dopo aver denunciato la sordità dei livelli politici {Si pensi, per esempio, che dei membri delle Commissioni Istruzione della Camera e del Senato, hanno accusato ricevuta un deputato liberale e un senatore socialista. Un po' sconfortante, in verità... ), Ghisalberti giudicava la situazione: Ma la tristezza, per quanto è accaduto e sta accadendo in questi giorni supera ogni altro motivo di insofferenza e di dissenso. L'attuale rivolta universitaria indiscriminata, con programmi contrastanti e spesso incoerenti, con riven­dicazioni in gran parte inattuabili, le pretestuose accuse contro il regime , il sistema , l'ingenua aspirazione alla rivoluzione permanerne , sogno fallito di clamorosi dittatori, mi fanno dubitare della possibilità del potere legislativo ed esecutivo a trovare rimedio a questa situazione.
Calogero fu il primo, come sembra, a prendere la parola, per negare