Rassegna storica del Risorgimento
GHISALBERTI ALBERTO M.; UNIVERSIT? DI ROMA FACOLT? DI LETTERE E
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1986
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1968: le dimissioni del Preside Chisalberti 509
che nella sostanza proponeva di riprendere esami e lezioni purché sia salvaguardata la libertà, e ottenne 29 voti a favore e 40 contrari. Fu la volta poi di quella di Romeo, proponente la formazione di una commissione incaricata di accertare quali condizioni vi siano per una rapida ripresa degli esami e delle lezioni , e fu respinta con 28 voti favorevoli, 36 contrari ed alquanti astenuti; seguì l'ultima, presentata da Giannantoni a nome di Lombardo (presente) che proponeva di riconfermare l'inizio dell'appello degli esami secondo l'orario fissato , e fu bocciata con 23 voti a favore e 37 contro. A questo punto Roncaglia prese la parola: la votazione dimostra che la Facoltà non ha una volontà da esprimere, e ciò è grave . Dopo altri interventi, Visalberghi presentò una propria seconda mozione che tentava di mediare proponendo il rispetto dell'orario precedentemente fissato e la costituzione di una commissione (due professori di ruolo e due incaricati) con il compito di prendere contatto con gli studenti occupanti per accertare quali possibilità ci siano per una tempestiva ripresa delle normali attività didattiche, ed ottenne 38 voti a favore e 27 contrari, il che dimostra che, o ci furono molti astenuti, o molti si erano precedentemente allontanati. La commissione risultò composta da Romeo e Visalberghi, da Becatti e Cianciolo. Gli interventi del Preside Ghisalberti furono tutti da notaro , come si era sempre sentito nei confronti della propria Facoltà di cui aveva rispettato fino al possibile la volontà, con quella sua onestà puntigliosa, con quella sua rettitudine sempre vigile, con quel suo senso della misura che ne facevano un uomo degno di ogni riguardo.
Tardando il provvedimento ministeriale, ed è difficile immaginare come l'on. Gui potesse ancora sperare in un ripensamento, ritenendo ormai pleonastico partecipare alle sedute, Ghisalberti si giustificò al Senato del 2 marzo e il giorno 5 spedì una domanda al Rettore e una lettera al Ministro. Nella domanda al Magnifico, confermata l'irrevocabilità delle sue dimissioni, chiedeva un mese di congedo per riposarsi e concludeva con il suo solito senso dell'umorismo: È meglio un Preside dimissionario vivo che un Preside in carica a Campo Verano . Dimesso il tono amichevole, con gravità e accoramento scriveva al Ministro dicendo la ragione principale che l'aveva indotto a non deflettere dalla sua decisione: La spaccatura avvenuta fra i miei colleghi (tranne uno o due, dapprima tutti concordi nel deplorare l'azione dissennata degli studenti ed ora, in seguito ad ordini di partito, in parte rivelatisi decisi sostenitori dell'oltranzismo barricadiero, con comodo) rende impossibile reggere il Consiglio a persona che ha cercato di guidarlo con imparzialità e con una certa apertura mentale .
Nella seduta del 18 marzo si presentarono candidati alla carica di Preside della Facoltà di Lettere e filosofia Franco Lombardi e Guido Calogero. Non era un'eredità facile. Lombardi prevalse con 32 voti a favore, sui 21 attribuiti a Calogero, Ghisalberti era presente, l'unico astenuto fu certamente lui, non è possibile dire chi gli dette il proprio voto a titolo di stima personale, ma anche secondo una gentile consuetudine accademica. Pagliaro, prima di aprire le votazioni, ritenne suo gradito dovere porgere un saluto ed un ringraziamento al preside dimissionario Ghisalberti: è stato un preside di eccezionali qualità sul piano della comprensione umana e dell'impegno personale in tutti i problemi in cui la Facoltà è stata investita. In particolare, con le sue dimissioni, egli ha compiuto un gesto nobilissimo di protesta, riaffermando, come ha sempre fatto durante le sue fun-