Rassegna storica del Risorgimento

GHISALBERTI ALBERTO M.; STORIOGRAFIA ITALIA
anno <1986>   pagina <512>
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Rosario Romeo
brillante e vivace reazione polemica di Alberto M. Ghisalberti.5 Ghisalberti aveva buon gioco nel mostrare che le discipline invocate da Rodolico come necessarie allo studio della storia contemporanea erano parimenti richieste, in molti casi, per lo studio delle epoche precedenti; ironizzava sul ritorno, auspicato da Rodolico, a un unico insegnamento che andasse dall'origine delle istituzioni feudali nate dalla disgregazione dell'impero ro­mano fino alla loro soppressione decretata dalla rivoluzione francese; e metteva in rilievo come l'apertura al mondo non italiano auspicata da Rodolico fosse stata meta costante e obiettivo coerentemente perseguito da tutti i più significativi storici del Risorgimento dell'ultima generazione. Gli pareva che tutto ciò non giustificasse il troncamento degli studi storici di Lettere alla fine del Settecento e il trasferimento in blocco dell'età successiva a Scienze politiche: che di questo, faceva rilevare all'amico Monti in un interessante scambio epistolare di poco antecedente alla pole­mica,4) si trattava, e non di un semplice mutamento di denominazione dell'insegnamento in storia del Risorgimento e contemporanea , come Monti proponeva. A Monti pareva infatti che in tal modo si sarebbe auto­maticamente precisato essere il Risorgimento un perìodo della storia contemporanea , mentre l'intitolazione al solo Risorgimento non è tale da comprendere tutta l'epoca , se appunto si voleva estendere lo sguardo al di là dei confini della penisola.5) Ma Ghisalberti voleva che alcune, anche poche cattedre restassero di sola storia del Risorgimento : a testimonianza del fatto, più importante di ogni valutazione scientifica, che il Risorgimento appartiene ad patrimonio ideale degli italiani , e non può dunque essere visto come un qualsiasi altro periodo della storia contemporanea . La questione, da accademica e di ordinamento degli studi storici, si faceva in tal modo questione di sostanza e di valori etico-politici.
Sull'argomento presero posizione anche Romolo Quazza e Carlo Morandi; mentre proprio nel 1941 la istituzione della cattedra di storia del Risorgimento nella facoltà di Lettere dell'Università di Roma (che lo stesso Ghisalberti avrebbe tenuto nel successivo venticinquennio) sanzionava ufficialmente le ragioni di Ghisalberti. Ma al di là di questi aspetti in fondo marginali della polemica di allora, qui si vorrebbe metterne in rilievo il significato e le implicazioni sostanziali per alcune questioni relative e all'insegnamento di storia del Risorgimento e agli studi storici in generale, quali si sono poste allora e poi in Italia e fuori d'Italia.
Per ciò che riguarda il valore ideale della tradizione del Risorgimento, mi pare che la posizione di Ghisalberti, tuttora viva e ricca di un preciso contenuto quando egli la ribadiva nel corso della polemica che si è ricordata, ha invece perduto ogni reale fondamento dopo il 1945. Ebbi a sostenere questo oltre vent'anni fa in amichevole discussione con l'amico Ruggero
3) Addio, mia bella addio ovvero sassi in piccionaia, in Rassegna storica del Risorgimento, a. XXVIII (1941), fase. VI; Ghisalberti tornò sulla questione anche con un rapido cenno in Introduzione alla storia del Risorgimento, Roma, 1942, p. 7.
*) Carte Ghisalberti. Monti a Ghisalberti, 17, 24 novembre 1941, Ghisalberti a Monti, 20, 26 novembre 1941.
3) Ivi, Monti a Ghisalberti, 17 novembre 1941.