Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVI PRIVATI; CHIETI STORIA 1799-1800; GIACOBINISMO CHIETI;
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1987
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19
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Processo ai giacobini di Chieti (1799-1800) 19
zione; 2) Giuramento; 3) Spirito Repubblicano; 4) Piantagione dell'albero della Libertà; 5) Festino. Il documento 0 è costituito da un'altra confutazione, in quattro carte, dei capi d'accusa in sei punti: 1) Elezione; 2) Esclusione di spirito repubblicano; 3) Accettazione; 4) Esercizio; 5) Condotta tenuta dopo la partenza de' nemici; 6) Giuramento. Il documento P consta di undici carte e comprende una memoria difensiva, che il Ravizza definisce un estratto di altra più ampia (probabilmente il doc. L), (ved. Appendice V) che si ritrova sunteggiato nel documento Q composto di tre carte. Vi è allegata una lettera di Domenico Ravizza, padre dell'imputato, con la quale rende noto ai Visitatore che una eventuale condanna alla confisca dei beni del figlio Giuseppe colpirebbe il suo patrimonio in quanto lo stesso Giuseppe è figlio di famiglia, non mai liberato dalla patria potestà e privo di personali ricchezze e cespiti di guadagno.
La cronaca dei fatti avvenuti in Chieti nel periodo repubblicano, è, come detto, riportata in Appendice con la trascrizione del fascicolo contenente la narrativa delle imputazioni, che va comunque confrontata con la Relazione Ferrante. È un atto di accusa nei confronti di quanti avevano ottenuto impieghi nella Repubblica; pertanto il suo maggior interesse si rinviene nella vita amministrativa e giudiziaria della città, con l'assunzione delle cariche da parte dei rei, il costituirsi dei vari Uffici, la loro gestione, l'adesione reale o simulata al nuovo governo dei titolari degli Uffici medesimi. La vicenda, quindi, si svolge esclusivamente nell'ambito delle classi impegnate nella vita pubblica, coinvolgendo anche persone, come l'Arcivescovo, la cui collaborazione risulta da una serie di comportamenti i quali, per il prestigio della carica e per la figura morale dell'uomo, avrebbero dovuto, secondo le intenzioni dell'occupante, tenere a bada le classi più umili, ostili alla Repubblica. L'elemento popolare si mostra marginalmente, quando, in qualche modo, viene coinvolto negli avvenimenti: in luce di tragedia, come nel caso del giovane ribelle Michelangelo di Toto, fucilato dai francesi;35) in chiave comica, come i servi dello Zambra che riportano i conversari dei signori convenuti nel festino in onore del Generale Duhesme; o con una sottolineatura di ironia nell'occasione dell'invito, alla stessa cena, del Munici-palista Giustino Tiberj, falegname, per far risultare il principio della Eguaglianza . 3
Una particolare attenzione va brevemente dedicata ai testimoni a carico nel processo. Tale categoria di persone va ascritta ad una fascia sociale intermedia fra quella egemone, risultante dalla aristocrazia, dalla nobiltà
35) il rnassista Michelangelo di Toto, nativo di Villamagna, si era recato a far visita, fidandosi per qualche suo motivo, a don Gioacchino Valignani; il nipote di questi, don Gabriele, capo di Battaglione della Guardia Civica, lo fece arrestare. Nel processo verbale redatto dalla Centrale di Chieti, si cercò di salvare il di Toto, sostenendosi che lo stesso si fosse condotto nella casa dei Valignani per costituirsi. I francesi lo fucilarono nella fortezza di Pescara. Don Gabriele Valignani per tal fatto sostenuto da una prova die [...] è sembrata non potersi infingere fu condannato dal Ferrante ad anni tre di esilio, condonati poi dal Re.
30 Deposizione Baldari, doc. A, foglio 22, nota 7; vedi anche doc. B, rlf. a foglio 10 delle testimonianze a carico.