Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVI PRIVATI; CHIETI STORIA 1799-1800; GIACOBINISMO CHIETI;
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Giuseppe F. de Tiberiis
Dipartimento, quando Marcantonio Paini, presentando il de Tuntis, che si piccava di agricoltura, al comandante francese, gli disse, celiando, che questi si fidava [era capace] di far prendere a detto albero piantato le radici. La cosa piacque: il Tunto pose a dimora, lì accanto, tre piccoli olmi ed aveva cura di adacquarli ogni giorno, affinché qualcuno degli stessi avesse attecchito.
Di lì a quindici giorni fu organizzato un ballo repubblicano nei locali del Dipartimento (ex sede del Preside della Provincia): due gentildonne della città si occuparono di distribuire, casa per casa, i biglietti di invito, stampati, su scelta del cavaliere de Sterlich, in una elegante carta torchi-nella ; vi fu addobbo delle sale e rinfresco, con la consueta illuminazione della città. Intervennero al festino quasi tutti i cittadini e galantuomini chietini nonché, nella prim'ora , anche il virtuoso cittadino e Prelato Saverio Bassi, arcivescovo e conte di Chieti.
La vicenda dell'arcivescovo di Chieti si colloca nell'ampio piano francese di valersi di uomini di prestigio e di indubbio ascendente sulle masse, per tener tranquillo il paese. Dopo colloqui preliminari (cui si fa cenno nella corrispondenza riferita qui appresso) il comandante Coutard giudicò opportuno rendere più chiare le cose con l'invio di una lettera, contenente le sue istruzioni. Questa è un insieme di blandizie e minacce; a volte una curiosa silloge di passi evangelici, come l'accenno al Buono Pastore che riconduce all'ovile la pecorella smarrita (Matteo, e. 18, vv. 12-14), alludendo al Bassi che, parlando al popolo, può e deve riportare nell'ordine i ribelli delle campagne, o il passo in cui, minacciando rappresaglie per ogni attentato verso i suoi uomini, rappresaglie da eseguirsi contro singoli e Comuni ribelli, cita ancora Matteo: tutti quelli che mettono mano alla spada, periranno di spada (e. 26, v. 52). Per il resto, nella missiva, garantendosi il libero esercizio del culto cattolico ed una particolare protezione ai suoi ministri , si stabilisce una precisa linea di collaborazione da parte della autorità ecclesiastica: predicazione da parte dell'Ordinario diocesano e di tutto il clero della Diocesi, acche il popolo si mostri docile ed amico nei confronti dei francesi; lettura e spiegazione domenicale nelle Chiese, dopo l'istruzione pastorale dei diritti dell'uomo e del Cittadino, scrìtto del quale il Coutard rimetteva alcune copie.
La risposta del Bassi non poteva che essere di obbedienza. Ma o per convinzione politica, o per timore non disgiunto da un certo gusto di essere gradito al comandante, l'arcivescovo va più in là: la sua lettera è intestata alla maniera repubblicana Eguaglianza - Libertà ; Dio vi si nomina come Ente Supremo e la Repubblica viene indicata come l'unica forma di governo rispondente ai dettami evangelici. Non manca poi di firmarsi:
46) L'albero fu abbattuto con la realizzazione della città. In una cantata, eseguita nella Cattedrale il 15 settembre 1799, Chieti liberata dai Galli oppressori (parole di Giovanni Antonacci, musica di Antonio Brunetti) l'atterramento del simbolo libertario venne commemorato coi seguenti versi; Con fortunato ardir l'albor troncasti / albor di schiavi-tude, albore infame / che tra cupi sospir erger mirasti... . La base quadrangolare dell'albero della Libertà fu scoperto in Piazza Grande, avanti l'ex edificio presidale, durante lavori di sterro alla fine del decorso secolo. Cfr. R. PERSIANI, Alcuni ricordi politici nella massima parte abruzzesi, al cadere del XVI11 e principio del XIX sec. con documenti e note, In Rivista abruzzese, 1901, p. 563.