Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVI PRIVATI; CHIETI STORIA 1799-1800; GIACOBINISMO CHIETI;
anno <1987>   pagina <25>
immagine non disponibile

Processo ai giacobini di Chieti (1799-1800) 25
Bassi, Arcivescovo e cittadino.47) Questa sua indulgenza a forme plateali di collaborazione con l'occupante per le quali rinvio al resoconto minu­zioso ed immediato del Doc. A, in Appendice gli varrà una lunga inquisi­zione a Napoli (sarà uno dei pochi eccettuati dall'indulto del 23 marzo 1800) e l'allontanamento dalla sua Diocesi che si protrarrà fino ai 1803. *>
Il 29 aprile 1799, non appena partite le truppe francesi, la città di Chieti restaurò spontaneamente il reggimento monarchico. La controrivolu­zione avvenne in modo incruento ed abbastanza pacifico; vi furono torbidi, come l'occupazione degli uffici pubblici con i conseguenti vandalismi a danno degli archivi e delle suppellettili, il rituale abbattimento dell'albero della Libertà e qualche arresto.49)
Con l'arrivo prima del Visitatore interinale de Giorgio e poi del titolare Ferrante, iniziano le indagini per l'accertamento delle responsabilità per la collaborazione con il nemico occupante; indagini che si concluderanno, fra il novembre ed il dicembre 1799, con numerosi arresti. Il processo ha inizio nel marzo 1800 e si protrarrà fino al due giugno, data in cui Ignazio Ferrante stila la sua sentenza-relazione. La risoluzione regia, con la libertà per tutti, è del 1 luglio. I buoni si rallegrano, ma vi è qualcuno, nel carcere, che si sente ingannato: un sanfedista, un fedelissimo del Re, arrestato per le sue efferatezze ed al quale non sono valse, agli occhi dei giudici, le benemerenze acquisite. Questi scatena un tumulto nel reclusorio, sollevando i detenuti comuni; sembra di udire la sua concione con i soliti ingenui argomenti contro i signori che sempre tradiscono e sempre trionfano. Interviene la forza, il carcere è preso d'assalto, e viene individuato il sobillatore. La punizione del Ferrante è immediata ed esemplare: venga l'uomo condotto per le vie della città e fustigato; venga poi in catene tradotto al forte di Pescara. E poiché questi si mostra al popolo senza camicia e con al collo il suo crocione da sanfedista, il Visitatore ordina che gli venga strappato; perché davanti alla giustizia, nessuno presuma di apparire un martire.
GIUSEPPE F. de TIBERIIS
4T) Le due lettere sono state integralmente riportate da R. PERSIANI, Alcuni avveni­menti polìtici, nella massima parte abruzzesi al cadere del XVI11 e principio del XIX sec. con documenti e note, in Rivista abruzzese, 1901, pp. 349-352.
w> Su l'arcivescovo di Chieti, rnons. Saverio Bassi, è interessante, oltre a quanto si ricava dalle opere citate del COPPA-ZUCCARI e del PERSIANI, l'artìcolo di A. CARPINETO, Mons. Bassi, Arcivescovo di Chieti e la prima restaurazione borbonica, in Rivista abruzzese, anno XVI, 1963, nn. 2-3, pp. 44-47. Sul Bassi è stata redatta una tesi di laurea da ANNA MARIA RANIERI: Mons. Francesco Saverio Bassi nell'Archidiocesi di Chieti, Università degli Studi di Chicli, Facoltà di lettere e filosofia, anno accademico 1968-69, relatore prof. Vin­cenzo Monachino.
49) Che vi siano state carcerazioni a furor di popolo in Chieti, risulta da una Relazione della Giunta di Governo al Re, del 27 settembre 1799, concernente 11 prete immigrato francese don Jean Villcrmier ohe era stato interprete del generale Duhesme: questo sacerdote rimase detenuto ni criminale di Chieti e liberato in agosto a seguito di richiesta del Pronao al Preside Dusmet, del 9 dello stesso mese (Archivio di Stato, Palermo, Rea! Segreteria, Dispacci, reg. 1965, fogg. 45-47),