Rassegna storica del Risorgimento

SOCIET? ITALIANA DI MUTUO SOCCORSO ARGENTINA
anno <1987>   pagina <72>
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Libri e periodici
il paese alle catastrofiche sconfitte del 1913 (seconda guerra balcanica) e del 1918. Le durissime prove attraverso cui il popolo bulgaro si fece le ossa sono studiate da un punto di osservazione particolare: quello della diplomazia e della grande stampa italiana. Il libro è costruito sul sistematico spoglio di quotidiani, documenti diplomatici, atti parla­mentari, memorie, carteggi; sul richiamo alle acquisizioni della storiografìa locale: su ampie e dettagliate ricerche d'archivio. Si tratta, come scrive Angelo Tamborra nella prefazione, di un tipo di storia complicata e difficile , che poco o nulla concede ai facili effetti ed al colore della narrazione, ma che proprio in quell'essere condotta con grande rigore scientifico trova la sua più originale dimensione.
L'opinione pubblica italiana cominciò a seguire con interesse gli avvenimenti bulgari a partire dalla guerra russo-turca del 1877-78. che si concluse con la parziale emancipazione del piccolo popolo slavo. I più importanti quotidiani della penisola mandarono su quel fronte lontano numerosi corrispondenti. Ma sfuggì, in genere, agli inviati nonostante le simpatie da essi dimostrate per una causa nazionale di stampo risorgimentale l'aspetto socio-economico del problema balcanico. Vennero quasi completamente ignorate le aspira­zioni all'elevazione sociale delle masse contadine per mezzo di una riforma agraria e di un alleggerimento degli oneri fiscali, che sottostavano al continuo fermento nella regione (non per nulla, durante l'insurrezione del 1876, i ricchi proprietari terrieri bulgari si erano schierati a fianco dei Turchi).
Una maggiore sensibilità per simili argomenti emerse, invece, in occasione della rivolta macedone del 1903, grazie all'impegno delle testate progressiste. L'Avanti! inviò nella zona Oddino Morgari, futuro segretario del PSI. Egli analizzò in maniera lucida i motivi dello sfacelo dell'Impero ottomano (fanatismo etnico-religioso, regime assolutista, guerre ricorrenti, pessimo stato delle finanze, giustizia corrotta e caotica). Si soffermò, poi, sulle condizioni economiche della Macedonia, caratterizzate dal predominio del latifondo in mano ai proprietari turchi e dalla feroce, duplice tassazione (quella statale e quella dei possidenti, veri e propri feudatari ), cui erano sottoposti i già miseri redditi dei contadini. Altri contributi li fornì 7/ Secolo. Oltre ad informazioni di prima mano raccolte intervistando esponenti politici bulgari e capi degli insorti, il giornale milanese cercò di individuare il rapporto stabilitosi tra società europee progredite e società balcanica, dando acute interpre­tazioni in chiave socio-economica dei rivolgimenti che la scuotevano. Ma l'opinione pubblica italiana, nel complesso, non si dimostrò chiaramente favorevole all'insurrezione. La stampa, pur senza schierarsi apertamente con la Turchia, in maggioranza non manifestò molta fiducia per il movimento rivoluzionario, interpretando le idee di gran parte della classe dirigente italiana.
Sull'incerto comportamento della nostra diplomazia nei confronti della lotta di libe­razione bulgara, Guida si sofferma nei capitoli che costituiscono l'ossatura centrale del­l'opera, riguardanti la crisi rumeliota (1885-1887), le guerre balcaniche e gli avvenimenti immediatamente successivi al primo conflitto mondiale. L'azione dei nostri uomini di governo si ispirò sempre alla difesa dello status quo nei Balcani. Bruschi rivolgimenti in quell'area e, ancor più, la caduta dell'Impero ottomano avrebbero compromesso tale equilibrio. Si continuò, dunque, a sperare nelle riforme turche e nell'eventuale utilizzazione del ricco mercato rappresentato dall'Europa orientale e dall'Asia Minore per le merci italiane. Perciò la Bulgaria, con la sua storia segnata da intrighi, colpi di Stato, episodi di terrorismo, rivendicazioni territoriali, finì per essere guardata con autentico timore. E dire che i vari risvegliatori nazionali bulgari, da Karavelov a Cankov, da Rakovski a Daney, avevano preso come esempi Mazzini e Garibaldi i
Durante al crisi del 1885-87, la posizione ufficiale italiana (scelta a favore della pace nella regione e del mantenimento di un equilibrio tra le Potenze, appoggio alla polìtica del principe Alessandro di Battenberg) aveva finito in pratica con l'agevolare l'unificazione bulgara. Se, infatti, ufficialmente 11 movimento rumeliota fu disapprovato, l'Italia ostacolò un intervento di polizia internazionale, impedendo l'allargarsi dello scontro. Uomini dì Stato quali Robilant e, in seguito, Crispi comprendevano che il diritto delle nazionalità aU'indìpenednza su cui si era fondato l'intero Risorgimento italiano, non poteva essere negato ai popoli che ancora non avevano compiuto il proprio.