Rassegna storica del Risorgimento
SOCIET? ITALIANA DI MUTUO SOCCORSO ARGENTINA
anno
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1987
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pagina
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73
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Libri e periodici
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Negli anni successivi, tuttavia, si assistette ad un progressivo abbandono di questo atteggiamento amichevole. Si trattava, come abbiamo accennato, di frenare una. crescita troppo impetuosa degli Stati balcanici, poiché essa avrebbe messo in pericolo l'esistenza stessa dell'Impero ottomano, considerato da Roma fattore indispensabile nella politica di equilibrio europeo. La Bulgaria creava ora problemi, in quanto era il paese che aveva aperto il contenzioso di maggiore importanza con la Turchia. Le ripetute insurrezioni in Macedonia avevano avuto un collegamento con Sofia; più volte si era sfiorata la guerra aperta. Inoltre la Bulgaria, sia per la sua storia sia per la sua posizione geografica, poteva permettersi una certa libertà di manovra a livello internazionale, oscillando tra un accordo con la Russia (quindi con l'Intesa) ed un avvicinamento all'Austria. San Giuliano, ministro degli Esteri al tempo delle guerre balcaniche, si raccomandava di tenere verso codesto governo bulgaro, un atteggiamento estremamente cauto e prudente (p. 187). Così l'ambasciatore De Bosdari lasciò cadere le proposte di un accordo in chiave anti-austriaca che gli furono rivolte dallo stesso premier bulgaro Ivan Geov; così il governo di Roma, secondato del resto in buona misura dall'opinione pubblica, appoggiò la Romania nella seconda guerra balcanica. Schiacciata dalla catastrofe del 1913, umiliata da trattati di pace che non le avevano dato i confini desiderati, la Bulgaria si volgerà allora decisamente verso Vienna e Berlino.
Guida sottolinea l'ambiguità della politica balcanica dell'Italia e la crescente preoccupazione dei nostri diplomatici dinanzi all'indirizzo filo-austriaco assunto dal governo del liberale Radoslavov. Come noto, la scelta di campo a fianco degli Imperi centrali si sarebbe rivelata ancora una volta perdente. La Bulgaria, dopo ima effimera realizzazione delle sue aspirazioni territoriali (Macedonia, Tracia greca, Dobrugia), si ritrovò, alla fine della prima guerra mondiale, a dover difendere le vecchie frontiere del 1913 e addirittura perse lo sbocco sull'Egeo e la Tracia occidentale, che andarono alla Grecia; dovette inoltre cedere alla Romania la Dobrugia meridionale ed alla Jugoslavia una parte della Macedonia. La delegazione bulgara presso la Conferenza di Parigi fu convocata soltanto per ricevere le condizioni di pace dettate dalle Potenze vittoriose, e non ebbe mai la facoltà di sostenere le proprie tesi in contradditorio.
Nell'ultimo capitolo del suo libro, Guida si occupa del nuovo comportamento del-Fltalia dinanzi a questa situazione e ne chiarisce le ragioni. Infatti l'Italia, insieme con gli Stati Uniti, fu l'unica fra le potenze vincitrici ad assumere verso la Bulgaria, tramite i ministri degli Esteri Sonnino, Tittoni, Scialoja, una posizione amichevole e a difenderne, nei limiti del possibile, le ragioni in seno alla Conferenza della pace. Ciò perché una Bulgaria non troppo indebolita sembrava costituire un argine dinanzi a Grecia e Serbia (dietro la quale già si intravedeva lo spettro di un grande Stato jugoslavo), concorrenti dell'Italia nell'Egeo, nell'Adriatico, in Albania e in Asia Minore. Diversi erano i piani, tuttavia, di Francia ed Inghilterra, i cui interessi nei Balcani non collimavano affatto con quelli italiani. Esse appoggiarono apertamente la Grecia e la futura Jugoslavia. Il timore, poi, dell'* infezione comunista e la volontà di stendere un cordone sanitario intorno alla Russia bolscevica spinsero gli Alleati ad accettare quasi tutte le richieste dell'altra antica antagonista della Bulgaria, la Romania. Se nell'Ottocento la Romania era stata considerata una diga contro la marea panslavista, adesso costituiva un pilastro della barriera anticomunista. A nulla valsero, peraltro, le offerte dei dirigenti bùlgari di partecipare alla crociata antibolscevica ed i contatti da essi presi con il generale bianco Denikin, manovre tutte chiaramente strumentali, tese a mitigare la rigidità delle Potenze vincitrici.
Il leader contadino Stambolijski. salito al potere in seguito alla brillante affermazione elettorale del suo partito agrario, vagheggiava un blocco balcanico composto da Romania, Bulgaria, Macedonia autonoma e Albania sotto protettorato italiano. Intensi scambi commerciali avrebbero dovuto rappresentare li naturale corollario di tale politica. Le decisioni finale della Conferenza di Parigi erano, però, destinate a gettare il seme di nuovi contrasti nei Balcani. La collaborazione tra Italia e Bulgaria avrebbe trovato, Infine, sviluppo paradossalmente solo dopo il rovesciamento e l'uccisione dello stesso Stambolijski con il colpo di Stato reazionario del 1923.
FILIPPO RONCHI