Rassegna storica del Risorgimento
APOSTOLATO DANTESCO (L'); SOCIET? SEGRETE MARCHE 1856-1860
anno
<
1987
>
pagina
<
449
>
L' Apostolato dantesco 449
Egli nasceva il 26 gennaio 1824 nel vecchio castello di Monsampolo del Tronto, dalla cui altura immaginiamo l'adolescente Nicola guardare con amarezza lo scorrere del fiume come una delle tante barriere che allora dividevano gli italiani. Pertanto, da adulto, scriverà al suo amico e congregato Fulgenzio Lucci, medico condotto a Colonnella: Un rivo d'acqua ci divide, ma i nostri cuori palpitano di un istesso palpito . w
Di vivace intelligenza, rivelò subito il suo amore per gli studi storici, umanistici, letterari. A Fermo, poi a Teramo, sotto la guida del suo zio prete arcidiacono e canonico del capitolato diocesano teramano, compì gli studi ginnasiali e liceali. Iniziò il dottorato in lettere a Macerata, per laurearsi a Roma con una brillante dissertazione sulla concezione politica di Dante Alighieri. Giovane irrequieto, quanto attento studioso delle nuove correnti storiche, letterarie, artistiche e di pensiero, diede una prima prova di italianità e di promettente letterato nel 1843, all'età di 19 anni, componendo una raccolta di epigrafi in lingua italiana, quando ancora per un tale genere di scrittura si imponeva il latino. Continuò poi nella composizione e nella raccolta delle epigrafi, che pubblicava con una prefazione in cui significativamente sottolineava: Ferma la mia volontà, simpatizzo per tutti gli uomini travagliati, che hanno studiato e studiano il modo di rigenerare la Patria. Per questi tutti la mia mente, tutto il mio cuore, purché in essi si ravvisi quella costanza, che nell'animo altissimo infonde l'amore del vero . **)
Nel 1847 sottopose le sue composizioni al giudizio di Vincenzo Gioberti; il quale, dopo averle prese in considerazione e in attento esame, gli inviava una cortese risposta con osservazioni critiche molto lusinghiere e di incoraggiamento.42)
polo], e ripete che la prima idea di questa Società la dasse tsìc] il Tamburini. (Relazione della processura, cit., parte prima). G. DE CASTRO, op. eia,, p. 139, ricordava poi: Il Tamburini ebbe primo il concetto di tale Società, che amici di lui mandarono ad esecuzione. Più avanti, p. 141: Il Tamburini volle trarsi sul capo il merito dell'invenzione e la responsabilità delle opere.
4) A.S.T., G.C.C.S., processi, cit., pacco 767, lettera, 17 sett. '57, da Monsampolo.
4J) La donna, l'uomo - Epigrafi. Prefazione, in Monumento di carità, a cura di N. GALLO, Trieste, Weis, 1857.
42) Gentilissimo Signore, la sua lettera piena di sensi generosi e benevoli, mi ha vivamente commosso. La ringrazio e di essa e del libro e delle lodi immeritate ond'Ella mi onora. Lessi con piacere le sue iscrizioni eleganti, nobili, civili, ingegnose, e forse talvolta più ingegnose, che alla semplicità dell'epigrafia non si confacela. Ma questo è difetto felice, più degno d'invidia che di biasimo, specialmente nei primi lavori, perché auguri di frutti preziosi e testimonio di larga vena; Godo d'intendere ch'Ella abbia per le mani opera di maggior mole e di tèma accomodato ai bisogni correnti della Patria nostra. Perseveri fortemente nell'assunto, e non che scorarsi per le avversità ne pigli animo e lena; perché gli ingegni fortunati, come il suo, vincono se stessi, quando son battuti dall'incudine del dolore. Io non ho alcun lavoro inedito, benché abbia preparata per la mente la materia di quelli a cui accenno nell'ultimo mio libro. Farò uso, occorrendo, di ciò ch'Ella mi tocca sul Municipi!. Non mi estendo di più per difetto di tempo, ma La prego di credermi quale mi dico con molta ed affettuosa stima . V. GIOBERTI, Epistolario, a cura di G. GENTILE - G. BALSAMO CRIVELLI, voi. 7, Firenze, Vallecchi, 1934, pp. 117-118, lettera, 22 novembre 1847, da Parigi,