Rassegna storica del Risorgimento
APOSTOLATO DANTESCO (L'); SOCIET? SEGRETE MARCHE 1856-1860
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1987
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466
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Bruno Ficcadenti
Il primo documento, per il quale il giudice Collemasi lanciò l'accusa di lesa maestà contro i ritenuti settari e organizzatori dell'Apostolato dantesco, fu una lettera di Alessandro Corsini, indirizzata a Nicola Gaetani Tamburini a Monsampolo del Tronto, senza data, ma presumibilmente scritta da Ascoli Piceno tra la fine di gennaio e il principio di febbraio 1855.119) Alcune frasi suscitarono l'interesse del Ciccaglione, che implicitamente vi poteva rilevare l'enorme interesse dei congregati a fare proseliti anche in territorio abruzzese. Ad esempio: Come ti avrà scritto Selva, è stato ammesso l'altro ieri Orazi sotto il nome di Casca: l'importante per noi sarebbe di poter fare reclute qui, che senza questo non crederei che potesse durare a lungo la carissima nostra Società . Questa lettera evidentemente faceva riferimento a quella che Francesco Augusto Selva, poco prima, aveva indirizzato allo stesso Gaetani Tamburini a Monsampolo. E la lettera del Selva fu considerata fondamentale per le parallele inquisizioni condotte di qua e di là del Tronto. W Secondo l'inquirente abruzzese di ingiurioso c'era il fatto che Selva, appalesandosi commosso fino all'anima per la morte di Poerio, esprimeva orribili sensi di vendetta contro il Re di Napoli Nostro Signore [...], ed in cui ritornava cordialissimi saluti a D. Giuseppe Montori con altre cose marchevoli in quanto a costui . Da notare che fra gli accademici si era sparsa la falsa notizia della morte in carcere di Carlo Poerio, alla quale Selva reagiva: Ho sentito fino all'anima la morte di Carlo Poerio. Un debito di più che il Borbone dovrà saldare nel dies irae: ah quanto ne tarda questa santissima vendetta! Io ardo di ira in maniera che se fossi a Napoli, e potessi avvicinare questo infame essere, mi farei fucilare, ma, per Dio, lo ammazzerei senza misericordia .
La lettera, poi, del Gaetani Tamburini, indirizzata a Nicola Rossi, professore nel collegio di Tortona, veniva assunta come documento di massima ingiuria politica . Pertanto, il giudice Ciccaglione, richiedendone copia per la sua istruttoria, osservava che Gaetani Tamburini calunnia il Governo di Napoli, ed in che, tra l'altro, è detto che fu ucciso un prete, creduto sicario, e di essere Napoli addivenuta un ergastolo . 121> Il Gaetani Tamburini al suo amico lontano aveva scritto più dettagliatamente che gli indirizzi fatti dalle Corporazioni ecclesiastiche e comunali del Regno, mdirizzi di felicitazioni a Re Ferdinando per lo attentato di Agesilao Milano, erano tutti chiesti dal Ministero, ed imposti dal Ministro ecclesiastico [...] Il colpo che volevano fare i napoletani nella passata quaresima della pubblicazione della carta costituzionale, e la dimostrazione delle 30 mila Signore, vestite tutte all'italiana, sono fatti che indicano buono spirito della maggioranza del Regno di Napoli [...] Il Re era ossesso, perché fin sotto il capezzale aveva trovato il ritratto di Milano, ed i suoi cenni di vita; non usciva se non scortato da doppio squadrone di cavalleria. Una sera della quaresima passata tornava da Caserta, come un prigioniero di Stato, e quando fu vicino a Napoli per caso s'incontra con un povero prete che andava passeggiando; e siccome questo prete era tutto imbacuccato nel suo mantello,
iw> A.S.R., TJS.C, Processi, cit., b. 326, originale del Corsini. >20) hi, originale del Selva, 21 gennaio '55. ni) Foglio di posizioni, cit.. p. 6 retro.