Rassegna storica del Risorgimento
CICCUZZA; ELEZIONI POLITICHE IRPINIA 1874-1875; SATIRA POLITICA
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1987
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La serenata elettorale ad Avellino
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dubbi sul nome degli autori del testo e della musica, 2> segno evidente di origine popolare. Lo sottolinea l'Amalfi, riferendo che Teodoro Cottrau ne fu l'autore in parte ... poiché la trasse da una cantilena siciliana, forse di origine saracinesca, ben armonizzandola ed aggiungendovi le seconde otto battute .33) Dovette essere alméno dei primi del Settecento perché lo Sche-rillo rinvenne in una commedia di Niccolò Amenta, la Carlotta, i primi due versi di una canzone popolare sostanzialmente simili. 3*> E probabilmente il titolo della canzone, che si intende normalmente come diminutivo-vezzeggiativo di Francesca (anche se F.M. Mandalari sottolineò che il diminutivo non è indigeno, ma calabrese35)) nasconde una derivazione da giga (detta a Napoli anche Ciaccona, o, volta al maschile, Ciccone, che, oltre ad indicare un desueto strumento musicale a corde, fu danza vivace, adoperata, come attesta S. Rosa,36) nelle farse e nelle commedie; nel 1620 circa, essa infatti venne introdotta nella città partenopea dalle prime compagnie teatrali spagnole, rimanendo in voga fino alla metà del Settecento, quando quella canzone, in preminenza satirica e a dispetto, non fu soppiantata dalla tarantella. Di qui l'intrinseca popolarità del motivo, la grandissima e immediata fortuna 37) in Avellino oltre che l'uso particolare cui fu destinata.
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L'oscena canzonacela compilata, a quel che si assicura, da un assessore municipale,38 che i sostenitori della candidatura Bresciamorra, vincitori nel ballottaggio del 3 gennaio, cantarono ad Avellino, sotto il Palazzo del Governo e via via sotto le finestre dei tanti sostenitori di Michele Capozzi,
32) Tali incertezze sono registrate in E. DB MURA, Enciclopedia della canzone napoletana, Napoli, 1968-69, vv. 3, in cui, dopo che si è detto E. Martelli essere autore dei versi e della musica di tre notissime canzoni: Le femmene so' nfà; Lo paparacianno (1872); Ciccuzza (1874) (v. I, p. 308) si afferma che è più probabile che i versi siano di Bolognese e la musica di Labriola e che il Martelli sia stato solo il trascrittore della Ciccuzza <v. Ili, p. 127).
33) G. AMALFI, La canzone napoletana, Napoli, 1919, p. 47.
33) E la bella che ghieva pe maro / e li Turche se la pigliaro riportati in M. SCHERILLO, L'opera buffa napoletana durante il Settecento, Palermo, 1916, appendice I, p. 483.
35) F. M. MANDALARI, Una canzone cit., passim.
36) Si sente per tutto a più potere [...] cantar su la Ciaccona il "Miserere" / e con stili da sfarzi e da commedia / e gighe e sarabande alla distesa . S. ROSA, La Musica, w. 201-205.
37) Debbo alla dott. Elvira Iandolo, che me l'ha riferito nel 1977 in Avellino, questo misero brandello di ciccuzza : Core re cane / te cagnasti re calore / non sapivi òhe alPurtim'ora / te sonavan'o putipù. / Putipù, putipù... . Esso è la parte più caratteristica, e pertanto più facile da ricordare, come si arguisce raffrontandolo con i versi, gli stessi, che F. MANDALARI ha riportato nell'articolo Una canzone popolare napoletana, cit.
38) Gazzetta di Avellino, I, 25 (30.12.1874). Stralci dell'articolo sono in MARINARI, pp, xxix-xxx, che offre una ricca documentazione.