Rassegna storica del Risorgimento

CAVALLOTTI FELICE; CRISPI FRANCESCO; HERZ CORNELIUS
anno <1987>   pagina <492>
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492 Franco Damaso Marengo
Pochi giorni appresso il corrispondente parigino dell'Italia Reale forni ai suoi lettori particolari interessanti sull'apertura delle scellées Imbert e sul come egli riuscì ad avere sotto gli occhi e/o in mano la corrispon­denza de Reinach-Crispi.
Tutti i documenti sono stati tradotti ieri l'altro a viva voce dal barone Luciano Reinach a due membri della Commissione d'Inchiesta... [Può essere] che i due membri della Commissione... siano corsi da[l Primo Ministro, Alexandre] Ribot per lasciargli esclusiva­mente possesso della nuova terribile arma contro Crispi (Italia Reale, 22.3.1893). 6)
Il corrispondente dell'Italia Reale lasciava intendere che il suo infor­matore era Lucien de Reinach. In seguito, in due occasioni, l'allora redattore capo -del giornale, Cesare Ai-granati, alias Rocca d'Adria, confermò che un membro della famiglia de Reinach era stato l'informatore del suo corrispon­dente parigino (Il Corriere della Sera, 1849.12.1894; Processi Vari, Se. 6, Fase. 2).7) Rocca d'Adria scrisse pure che a Parigi, ove egli presumibil­mente si era recato per controllare di persona le informazioni del suo cor­rispondente, [Louis] Andrieux... [gli] confermò il tripotage Crispi-Herz (Processi Vari, Se. 6, Fase 2). E siccome quanto Andrieux allora diceva pro­veniva da Herz, anche questi va incluso tra gli informatori dell'Italia Reale.
Tuttavia la perfetta conoscenza che l'Italia Reale dimostrava dell'affare poteva venirle solo da fonti italiane: anzi, è probabile che solo grazie a suggerimenti ad arte il suo corrispondente parigino si fosse messo alla caccia di documenti francesi.*) E data la natura dell'affare, i soli a poter raggua­gliare l'Italia Reale, a parte il Re, erano di Rudinì ed il Ministro della Real Casa, Urbanino Rattazzi. Avevano, l'uno o l'altro, ragioni di imbaraz­zare Crispi?
Da più di un mese Crispi aveva ottenuto da Pietro Tanlongo la rice­vuta Cantoni. Inoltre Crispi, nella sua intervista con Achille Plebano ap­parsa sul Fanfulla del 17 febbraio aveva fatto chiaramente intendere che in tutto ciò che stava per accadere egli non sarebbe stato semplice spetta­tore. Rattazzi aveva eccellenti ragioni di temere quanto il futuro teneva in serbo per il suo protejé Giolitti e, forse, anche per se stesso, e doveva appa­rirgli assai opportuno un avvertimento a Crispi che anch'egli aveva segreti che certo preferiva rimanessero tali e quindi interesse a non precipitare uno scandalo sugli affari della Banca Romana.9) Di Rudinì, invece, doveva vedere con piacere le difficoltà che si prospettavano per Giolitti. Egli sem­brava favorevole allo scandalo; il suo problema, se mai, era come coinvol­gervi Crispi, affinché egli stesso, e non Crispi, ne fosse il beneficiario.
6) Sul numero dei membri della Commissione d'Inchiesta presenti all'apertura delle scellées Imbert e sulla consegna degli originali della corrispondenza de Reinach-Crispi al Governo francese, cfr. infra.
7) La prima occasione fu un telegramma che Rocca d'Adria inviò al Corriere della Sera, in coda alle polemiche sollevate dal plico Giolitti (cfr. infra); per la seconda occasione, cfr, supra, nota (2).
) Cfr. infra.
9) La Commissione d'Inchiesta non era stata ancora votata; lo sarà appena due giorni dopo l'apparizione delle rivelazioni dell'Italia Reale. Forse l'avvertimento era giunto tardivo.