Rassegna storica del Risorgimento
CAVALLOTTI FELICE; CRISPI FRANCESCO; HERZ CORNELIUS
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1987
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494
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494 Franco Damaso Marengo
ma aggravava una di esse. Il mercato dell'onore italiano fatto da Crispi non erano 50.000 franchi, ma 60.000 lire: ossia, verosimilmente, giacché il pagamento di 50.000 franchi era ormai provato, 50.000 franchi 4- 60.000 lire. Eppure il calcolo di di Rudinì fallì miseramente: non solo Crispi uscì indenne dagli scandali che rovinarono Giolitti, ma fu chiamato dal Re alla guida del Governo. Il 'fatto è che dopo le rivelazioni dell'Italia Reale, l'affare perse interesse e la deposizione di di Rudinì davanti ai Sette non attirò attenzione. Solo dopo che Crispi era stato per un anno al potere, lo scandalo della decorazione Herz fu rilanciato, non dall'incontaminato di Rudinì, ma da Giolitti.
Plico Giolitti e intervento di Cavallotti nello scandalo
Nel plico che Giolitti depositò sul tavolo di Presidenza della Camera dei deputati, 1*11 dicembre 1894, e che mirava chiaramente a Crispi, vi era un solo documento relativo all'affare della decorazione Herz, per di più, a prima vista, innocuo; certo, il documento non rivelava nulla di nuovo sul mercato fatto da Crispi, né portava nuove prove in appoggio a quanto già rivelato. Si trattava del telegramma che il prefetto di Milano, Antonio Winspeare, aveva inviato, il 26 marzo 1893, al Presidente del Consiglio Giolitti, per trasmettere un telegramma dello stesso giorno del banchiere Albert Weill-Schott a Crispi, annunciante l'arrivo in città di Lucien de Rei-nach e la sua immediata partenza per Roma, per incontrarsi con Crispi.
Al tempo del plico , persino il valore di novità del telegramma Winspeare era nullo. La presenza di de Reinach a Roma ed il di lui lungo colloquio con Crispi erano stati segnalati dai giornali dell'epoca (Corriere della Sera, 29-30.3.1893; Capitale, 29.3.1893). Ciò non toglie che, al tempo della visita, la segnalazione dei giornali avesse potuto essere la conseguenza diretta del telegramma. Infatti non è difficile immaginare che Crispi avesse avuto interesse a tenere nascosta la visita di de Reinach. Rocca d'Adria testimoniò in seguito che la questura aveva cancellato [de Reinach] dall'albo di San Manilio perché i giornalisti non potessero sapere dov'era alloggiato (Processi Vari, Se. 6, Fase. 2).
Ciò solleva la domanda: da dove originariamente partì la notizia del viaggio di de Reinach a Roma? Fu il telegramma Winspeare il risultato di una scoperta casuale del prefetto di Milano, nello svolgimento delle sue mansioni di ufficio? o di una richiesta di segnalazione da parte di Giolitti? Non appena il contenuto del plico fu a lui conosciuto, Crispi si rivolse direttamente a Winspeare per avere informazioni in merito. Il telegramma di risposta del prefetto dì Milano, in data 14 dicembre, si trova tra le Carte Crispi:
Non potrei affermare né escludere che notizie contenute nel telegramma 26 marzo mi siano state richieste, ma ritengo più probabile che io le abbia comunicate spontaneamente al Presidente del Consiglio del tempo (DSPP, Fase. 2033).
Ovviamente Winspeare non volle assumersi la responsabilità di una conferma o di un diniego assoluto, Ma, contrariamente a quanto egli scrisse