Rassegna storica del Risorgimento
CAVALLOTTI FELICE; CRISPI FRANCESCO; HERZ CORNELIUS
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1987
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Franco Damaso Marengo
nire anche in Italia. Nel suo Diario, alla data del giorno successivo alla presentazione del plico, Farini scrisse;
Giolitti è un vero imbecille. Dopo aver minacciato tutti e tutto, non ha fulminato che se stesso! Ed ha dato prova di depravato animo presentando lettere private di Crispi e sua moglie a un servitore morto; di livore velenoso, mettendo in pubblico documenti ufficiali tolti dal ministero dell'Interno per risollevare la questione Herz-Reinach senza recare un benché lontano nuovo principio di prova (Farini, pp. 585-586).
Ma nella fattispecie Giolitti si mostrò miglior conoscitore di Farini delle regole del gioco politico. Nessuna condanna lo colpì ed in effetti egli riuscì a ribaltare la campagna scandalistica contro Crispi. U telegramma Winspeare non rivelava nulla di nuovo, ma efficacemente suggeriva che vi era qualcosa di losco che Crispi cercava di tener segreto, che vi erano documenti in Francia, in mano di de Reinach e di uomini politici francesi, che Crispi cercava di togliere dalla circolazione. Ciò bastava per rinnovare l'appetito di una classe politica mai sazia di intrigo e di scandalo.
'Nessuno fu più lesto di Cavallotti ad afferrare l'opportunità di conquistare il centro della scena politica, come mestatore di scandali. Giolitti, che lo aveva brevemente occupato col plico, astutamente glielo cedette, dopo essersi sincerato che avrebbe operato a suo vantaggio. Ed a vero dire l'astutissimo Rattazzi e di Rudinì, forse non altrettanto astuto, ma riluttante a rimestare fango e contento di lasciare ad altri l'incombenza, avevano presto pensato a Cavallotti come alleato in uno scandalo contro Crispi. Eppure i recentissimi rapporti tra Rattazzi e Cavallotti non erano stati dei più cordiali. Secondo quanto doveva in seguito, malignamente, rivelare La Riforma, il funzionario di polizia Raffaele Santoro (il quale, anch'egli, avrebbe in seguito figurato tra gli informatori anti-crispini di Cavallotti!) aveva appena condotto a termine, per incarico governativo, un'inchiesta sul libello che Cavallotti stava preparando contro Rattazzi, e che doveva contenere le lettere da costui scritte a Tanlongo e sequestrate dalla Questura di Roma (Riforma, 25.6.1895). Secondo II Corriere della Sera, che riprendeva la notizia della Riforma, la preparazione della pubblicazione era di poco posteriore alle elezioni politiche del 1892 e motivata dalla presunta influenza esercitata da Rattazzi sull'ostilità mostrata da Giolitti contro Cavallotti nella elezione di Corte Olona, nella quale Cavallotti era uscito sconfìtto dal candidato governativo Domenico Pozzi (Il Corriere della Sera, 25-26.6.1895).
Ma sulle freddezze passate subito prevalsero i nuovi comuni interessi. Secondo quanto Rattazzi confessò a Farini solo pochi giorni prima di dare finalmente a Cavallotti la documentazione che gli occorreva per la sua pubblicazione contro Crispi: Io ho veduto tre volte Cavallotti. Una a colazione da [Emilio] Giampietro, come le narrai... Vidi [poi] due volte Cavallotti, una in dicembre passato, l'altra pochi giorni addietro (Farini, p. 698) >. Nel suo Diario Farini non riferì quanto Rattazzi gli narrò del suo
13) In uno degli ultimi articoli sulla Questione Morale contro Crispi, Cavallotti fece riferimento ad un precedente incontro, del dicembre 1893, con Rattazzi, da costui richiesto appunto per appianare i disguidi sorti tra loro a seguito della vexata quaestio della elezione di Corte Olona (Il Secolo, 22-23.11.1895).