Rassegna storica del Risorgimento

CAVALLOTTI FELICE; CRISPI FRANCESCO; HERZ CORNELIUS
anno <1987>   pagina <506>
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506 Franco Dumoso Marengo
Tuttavia, le prove decisive sul ruolo giocato da Créspi nella revoca della decorazione a Herz, Cavallotti le attendeva ancora da Rattazzi. Fino al 12 giugno Rattazzi pretese parlando con Farini che Cavallotti da lui documenti non ne aveva mai avuti (Farini, p. 693). Ma notizie, sì, doveva averne avute e àà interessanti! D Re, per esempio, non ne dubitava, ? a Farini che, il 13 giugno, gli riferiva le rimostranze fatte a lui il giorno precedente da Rattazzi, osservò: Va bene, ma è impossibile che Rattazzi, con quel suo carattere, non abbia chiacchierato (Farini, p. 696). Inoltre, in quel suo colloquio del 12 giugno con Farini, accanto a promesse ed a buoni propositi, Rattazzi non mancò di formulare anche minacce.
Irato Rattazzi disse a Farini , io potrei... fornire a Cavallotti quel terreno giudiziario che gli manca, quella maniera di condurre l'attacco contro Crispi che non sa altrimenti trovare o scegliere (Farini, p. 693).
E Crispi ragioni di essere irato con lui, a Rattazzi non ne fece mancare! Il 13 giugno il Re si dolse con Farini dei tentativi di Crispi per mettere Rattazzi in cattiva luce presso di lui e che erano arrivati a tal punto che Crispi mi ha portato la copia d'una specie di contratto che... sarebbesi passato tra Cavallotti e Rattazzi; cosa e forma assolutamente inverosimili (Farini, p. 695). Crispi sembrava soprattutto temere che il Re attendesse la prima occasione per ridare a Rattazzi quelle funzioni dalle quali egli lo aveva fatto allontanare. Onde le sue continue pressioni sul Re perché rendesse definitivo l'interim di Emilio Ponzio Vaglia a ministro della Real Casa, delle quali parlava La Gazzetta Piemontese del 25 giugno. Ma Crispi non dovette limitarsi solo a questo. Quando Farini chiese al Re se è vera la voce per la quale Crispi avrebbe proposta al Re la revoca di Rattazzi a ministro di Stato , il Re confermò: Sì e anche da senatore e che io gli togliessi le 24 mila lire annue (Farini, p. 730).
Tutto ciò alla fine indusse Rattazzi a fornire a Cavallotti le prove promesse. La forma scelta fu una lettera alla Tribuna nella quale Rattazzi confermò di aver fornito a Cavallotti alcune delle notizie relative alla decorazione Herz da lui incluse nella lettera Agli onesti di tutti i partiti del giorno precedente (Tribuna, 24.6,1895). E prima di discutere la portata delle rivelazioni pubblicate da Cavallotti, è opportuno esaminare la portata di questa lettera di Rattazzi alla Tribuna,
Nel suo Diario, alla data del 25 giugno, Farini commenta: La lettera del Rattazzi è tartassata, ma non quanto avrebbe dovuto ed io credevo dovesse. Evidentemente i giornalisti gli usano riguardo. Chissà quanti ne pagò quand'era a Corte! (Farini, p. 712). Ma, a parte l'osservazione maligna, Farini avrebbe anche dovuto aspettarsi che i circoli politici avreb­bero subito abbandonato ogni velleità di condanna morale per appassionarsi all'intrigo politico che la lettera velatamente suggeriva. Solo due giorni prima lo stesso Farini aveva così commentato la lettera di Cavallotti. Da questa lettera può apparici chiara la collaborazione del Rattazzi, del Ru-dinì, del [Benedetto] Brin [?] (Farini, p. 704). Poteva inferirsi dalla lèttera di Rattazzi alla Tribuna che anche il Re aveva, sia pure indirettamente, collaborato alla manovra contro Crispi? Dopotutto era stato lo stesso Re che, il 13 giugno, aveva con enfasi detto a Farini: I documenti su Herz