Rassegna storica del Risorgimento
CAVALLOTTI FELICE; CRISPI FRANCESCO; HERZ CORNELIUS
anno
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1987
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pagina
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Libri e periodici
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del XVIT secolo, la terrificante e liberatoria a livello di psicologia della massa immagine dell'untore, diffusore malizioso di materiale pestifero, di natura untuosa, per Io più mescolato con sostanze grasse e saponifere di origine umana (p. 12). Da allora nessuno, o quasi (Preto evidenzia le significative eccezioni), osa mettere in dubbio che uomini malvagi, in combutta magari con il diavolo spesso impegnato personalmente, si dedichino alla trasmissione del contagio. Una volta individuato il bersaglio su cui scaricare responsabilità e sospetti si sfocia quasi automaticamente nel politico. Untore diventa di volta in volta l'avversario politico o quello religioso* il nemico personale o l'elemento socialmente sgradito, l'emarginato (nel '600 il pitocco).
Con il 700 le pestilenze abbandonano l'Europa su cui sventola, apparentemente vittoriosa, la bandiera di una ragione acerrima rivale di ignoranza e superstizioni. Ma gli antichi fantasmi restano in agguato, la luce della coscienza nuova non risplende allo stesso modo in tutti gli esseri umani. Scomparsa infatti la peste termine che designa a lungo ogni tipo di malattia endemica a carattere letale neli'800 tiene banco il colera. L'ombra dell'untore, presenza testarda, trait d'union delle isterie collettive tra età moderna e risorgimentale capace di scatenare processi sempre pericolosamente identici a se stessi, si materializza di nuovo. La paura non cambia aspetto agli occhi di popolazioni costrette a condizioni di vita non meno tragiche di due o tre secoli prima. È significativo che' il colera durante tutto un secolo, affacciandosi con oscillante virulenza nel 1853-T7, nel '54-'55, nel '67, nell'84-'85 e infine nel 1910-M1, scateni soprattutto le masse contadine dell'arretrato meridione della penisola, estraneo allo sviluppo di altre regioni italiane ed europee. Non sfugge ai contadini in particolare il carattere classista di una mortalità che predilige i poveri mentre risparmia i sempre più malvisti signori, offrendo epidermiche sollecitazioni per sanguinose variazioni sul tema tradizionale della jacquerie: Dapprima si grida che il colera è un'invenzione della borghesia e del governo per affamare il popolo, poi che l'acqua delle fontane è stata avvelenata per ordine del governo e che i medici sono strumenti della congiura; seguono linciaggi di presunti avvelenatori, manifestazioni contro ospedali e farmacie, rifiuto da parte dei poveri di farsi ricoverare in ospedale (p. 122). Campionario telegrafico ma esauriente di comportamenti che si ripropongono; e conferma dell'innata diffidenza per un potere ora visto come paterno protettore degli umili, ora invece come feroce sterminatore. L'avversione per il Borbone porta ad una quasi certezza nell'animo di molti: lo stesso sovrano è alla testa di un complotto antipopolare con lo scopo (invero molto malthusiano) di sfoltire l'irrequieta popolazione del Regno per mezzo della diffusione venefica del contagio. Su questo piano i liberali cercheranno, nel '35, di collegarsi ai sentimenti antiborbonici, con l'unico risultato di rafforzare le credenze nel colera-veleno, nei veleni di Stato . Se poi lo Stato-untore si identifica con i signori, ecco scatenarsi truculente spedizioni punitive regolarmente benedette dalla presenza, anche nelle più sanguinose imprese, della statua del Santo patrono...
L'uso del veleno come strumento di lotta antiborbonica, di rancori classisti contro i galantuomini, di faide paesane, familiari e personali, diventa una costante nella vita di molti paesi... (p. 194); una costante metastorica. tanto che, senza difficoltà alcuna, il colera del '67 viene subito qualificato italiano in un paradossale, completo rovesciamento di termini. Ma l'opinione pubblica italiana è ormai matura per impegnarsi nella ricerca delle cause più profonde della sopravvivenza degli anacronistici segnali di un malessere reale e ben radicato, espressione della lievitante questione meridionale . La terapia migliore consiste allora neW'affidarsi all'incremento dell'educazione popolare, per fornire all'individuo con l'Istruzione le basi indispensabili alla, formazione di una personalità sensibile ai valori morali.
Resta in Preto la certezza dell'effettiva esistenza storica delle unzioni, per quanto legate a trame politiche o magari all'esaltazione mentale di singoli e mai in grado comunque di causare i disastrosi effetti favoleggiati da un'immaginazione popolare resa ancora più fervida dalla paura.
MARCO MARIA BLASETTI