Rassegna storica del Risorgimento
CAVALLOTTI FELICE; CRISPI FRANCESCO; HERZ CORNELIUS
anno
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1987
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pagina
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513
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Libri e periodici 513
Antiromano come sempre, fautore di una religione instrumentum regni che non consente deviazioni di sorta (perciò PBBJBÌ Savonarola non 6 altri che un pericoloso sovversivo) e di una eguaglianza naturale che può distinguere nello stato civile gli ordini e non le classi sulla base di leggi fondamentali che s'identificano sostanzialmente con la costituzione, in quanto tale del tutto estranea a Machiavelli, il Delfico ha le spalle solidamente coperte, nella sua critica, da Grazio e da Montesquieu, ma su una piattaforma intransigentemente illuministica tout court, che demolisce in modo implacabile i fatti e gli esempi addotti dal Segretario al lume inesorabile della ragione e delle conseguenti buone leggi, scaturite da un sensismo rigoroso che da Cuoco sembra echeggiare Russo ed anticipare Pisacane ( L'espressione de' cosidetti sentimenti morali è un processo fisico della natura dell'uomo che si svolge per mezzo del bisogno e si dirige e modifica dalla educazione).
Fortificato e, per cosi dire, corazzato in quest'ambito { Sono forse necessari gli esempi per chi si diletta in qualche modo di ragionare? ), consapevole che la guerra non si giustifica con improbabili appelli propagandistici ed ideologici agli arsenali dell'entusiasmo ed agii oscuri fasti della mal nota libertà , ma, assai più scabramente, è un affare di sentimento egualmente e di ragione... eccitato dall'interesse donde un suo filosofico inquadramento alla luce del diritto pubblico, e quindi delle scienze morali, sorrette, come tutte le altre, dalle leggi eterne della Meccanica , Delfico rifiuta il fondamento metodologico di Machiavelli, il ritirare al principio, in nome di una concezione generale del progresso e della storia che parte senza dubbio da Vico ma non si adatta a rinunciare a quella perfettibilità, che fu il più singolare dono che la provvidenza facesse all'umano genere... nel tempo che la politica... eleva la voce ad invocare l'ignoranza come sua ausiliatrice, per rendere il mondo stazionario, o farlo a grandi passi o salti retrogradare .
Bello e forte, dunque, l'afflato liberale di una pagina come questa, valido a renderla, come si diceva, quanto mai attuale, e perciò a trascendere anche gli irrigidimenti razionalisti settecenteschi {si pensi all'insistenza sulla felicità pubblica come scopo essenziale della morale, e perciò della politica) che solo di rado si allargano in un pacifismo anch'esso energicamente datato ( Lo spirito della gloria è quasi condannato all'inerzia dalla ragione...).
Alle osservazioni su Machiavelli seguono numerosi frammenti costituzionalistici la cui originalità di pensiero è senz'altro minore, anche se, altrettanto indubbiamente, più viva e pregnante è la connessione con la militanza politica e soprattutto l'articolazione sociale contemporanea, dall'auspicata moltiplicazione dei proprietari (con inevitabile diminuzione della diretta ) alla definizione organicistica della nazione quale macchina vivente composta di molte forze creatrici d'una forza comune destinata alla conservazione del tutto , dalla polemica strenua contro l'aristocrazia più o meno neo feudale alla vigorosamente affermata correlazione tra monarchia ed uguaglianza politica, dalla difesa del sistema monocamerale alla reiterata rivendicazione dell'unicità ed indivisibilità del potere sovrano.
Poche parole conclusive sui libri di Delfico, che meriterebbero ben più ampio discorso culturale e civile.
Siamo in presenza di 1.462 titoli, il 40 dei quali relativi ad opere pubblicate nel primo quarto dell'Ottocento, quando cioè il Nostro ha toccato e varcato la sessantina, il che sottolinea subito la caratteristica saliente di questa raccolta, il suo sforzo costante di aggiornamento, che ne rende perciò verosimile una destinazione pubblica già nel suo farsi, come un lascito di Delfico alla sua città, ma anche come una proposta organica per l'avvenire.
Il Leopardi delle Operette morali, il Manzoni delle tragedie e degli inni sacri (ma non del romanzo), lo Chateaubriand apologeta del cristianesimo, il De l'Allemagne nella rivoluzionaria versione milanese del 1814, il corso di Schlegel, perfino opere francamente secondarie, come quelle del Rosini, tutto ciò ha ben poco da spartire non dirò con Smith e con Ricardo, ma tanto meno con i santi padri della cultura ufficiale settecentesca, da Vico a Voltaire (sembra che manchi la lettera G, e comunque non c'è Giannone) fino a Volney ed a Cabanis attraverso Turgot, Condorcet e così via.
L'uomo che alle soglie della morte, ed a novant'anni, il che significa assai più,